Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri

CONGRESS ABSTRACT

CONGRESS ABSTRACT

EFFICACIA DEL DAPAGLIFOZIN NEL MIGLIORARE PRECOCEMENTE LA QUALITA’ DI VITA NEI PAZIENTI AMBULATORIALI CON SCOMPENSO CARDIACO CRONICO

Di Tano Giuseppe Casalmaggiore (Cremona) – Asst Di Cremona, Ospedale Oglio Po | Quinzani Filippo Cremona (Cr) – Asst Di Cremona, Ospedale Di Cremona | Fiini Michela Crema (Cr) – Asst Di Crema, Ospedale | Pedrinazzi Claudio Crema (Cremona) – Asst Di Crema, Ospedale | Magatelli Marco Castiglione Dello Stiviere (Mantova) – Ospedale San Pellegrino

Gli inibitori SGLT2 si sono dimostrati in trial randomizzati e controllati efficaci  nel ridurre gli eventi e le reospedalizzazioni per Scompenso cardiaco (SC), e raccomandati dalle Linee Guida ESC  in classe IA  tra i quattro farmaci per tutti i pazienti con SC a frazione d'eiezione ridotta. Al fine di verificare se la loro implementazione possa migliorare,  la qualità di vita del paziente affetto da SC del mondo reale, abbiamo somministrato il Questionario Kansas (KCCQ-12 item)  a 21 pazienti ambulatoriali con SC cronico, seguiti negli Ambulatori SC di 4 Centri Cardiologici della Val Padana,  a cui era stata aggiunta alla terapia standard (ARNI, Beta-bloccanti e MRA) il Dapaglifozin al dosaggio di 10 mg/die.

I 21 pazienti con SC cronico stabile,   11  con eziologia ischemica e di 12 con eziologia ipertensiva o CMD dilatativa, di età media 73 anni (54-89 anni), 67% uomini  e 33% donne, tutti in classe NYHA 2, BNP medio 315, hanno tutti tollerato il farmaco assumendolo quotidianamente senza riportare nessuna interruzione o intolleranza. A tutti i pazienti è stato somministro il Questionario Kansas all’inizio della terapia e dopo 3 mesi per verificare le variazioni. Durante tale periodo non vi sono state modifiche del dosaggio delle terapie concomitanti considerate già ottimizzate,  il dosaggio della furosemide assunta non ha subito modificazioni tranne che in 1 paziente (dose ridotta da 75 a 50 mg/die) e il peso medio non ha subito variazioni significative.

A tre mesi le variazioni del summary score e’ stato di più 10,26 punti (47,6 al basale e 57,89 a 3 mesi, + 22%, Figura 1), e tutte le singole componenti (limitazione fisica, frequenza dei sintomi, qualità di vita singolo score, limitazione sociale)  sono aumentate nettamente in modo coerente  rispetto al basale (Figura 2).

In conclusione, i nostri dati iniziali, su una comune popolazione ambulatoriale di pazienti affetti da SC cronico, confermano le osservazioni preliminari raccolte in alcune sub-analisi dei trial sull’impiego degli SGLT2i nello SC, cioè che l’implementazione del Dapaglifozin  alla terapia con farmaci raccomandati, si associa ad un precoce miglioramento della qualità di vita, come  riportato dalle risposte al Questionario Kansas, che si rivela un utile  strumento utlizzabile ambulatorialmente per oggettivizzare tale positiva evidenza.