Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri

CONGRESS ABSTRACT

CONGRESS ABSTRACT

INR elevato spontaneo: la complessità della real life tra cardiologia ed ematologia

Prenna Eleonora Borgomanero (Novara) – Divisione Di Cardiologia, Ospedale Ss Trinità, Asl No | Maffè Stefano Borgomanero (Novara) – Divisione Di Cardiologia, Ospedale Ss Trinità, Asl No | Paffoni Paola Borgomanero (Novara) – Divisione Di Cardiologia, Ospedale Ss Trinità, Asl No | Facchini Emanuela Borgomanero (Novara) – Divisione Di Cardiologia, Ospedale Ss Trinità, Asl No | Bergamasco Luca Borgomanero (Novara) – Divisione Di Cardiologia, Ospedale Ss Trinità, Asl No | Careri Giulia Borgomanero (Novara) – Divisione Di Cardiologia, Ospedale Ss Trinità, Asl No | Franchetti Pardo Nicolo’ Borgomanero (Novara) – Divisione Di Cardiologia, Ospedale Ss Trinità, Asl No | Paino Anna Maria Borgomanero (Novara) – Divisione Di Cardiologia, Ospedale Ss Trinità, Asl No | Ariotti Sara Borgomanero (Novara) – Divisione Di Cardiologia, Ospedale Ss Trinità, Asl No | Dellavesa Pierfranco Borgomanero (Novara) – Divisione Di Cardiologia, Ospedale Ss Trinità, Asl No

I nuovi farmaci anticoagulanti orali (NAO) hanno garantito sicurezza e maneggevolezza nella gestione dei pazienti scoagulati, richiedendo monitoraggio di emocromo e funzione epato-renale. Ma cosa fare di fronte ad un INR (International Normalized Ratio) persistentemente elevato in assenza di terapia anticoagulante? Presentiamo il caso di una paziente di 77 anni, ipertesa, ipotiroidea in terapia sostitutiva. La paziente veniva ricoverata presso la Nostra Divisione per fibrillazione atriale ad elevata frequenza, con quadro di iniziale scompenso cardiaco. Progressivo miglioramento della frequenza e della sintomatologia con terapia rate control (metoprololo e digitale) e bassa dose di diuretico. All'Ecocardiogramma non alterazioni di rilievo. Agli esami ematici presenza di INR elevato spontaneo (circa 3), rimasto tale anche dopo ripristino del compenso. Ecografia addome e funzione epatica nella norma. La signora presentava un CHADSVASC di 3 con indicazione a terapia anticoagulante a lungo termine. Abbiamo optato per una terapia di controllo della frequenza in quanto, in assenza di una diagnosi, vi era incertezza sull’indicazione o meno ad avviare una terapia anticoagulante, con il dubbio se il suo INR persistentemente elevato corrispondesse ad una reale scoagulazione e se invece l'avremmo esposta a eventuali rischi avviando un NAO. Dagli esami è emerso un deficit lieve-moderato del fattore X della coagulazione, con un dRVVT (tempo di veleno di vipera Russel diluito) aumentato ma un aPTT (tempo di tromboplastina parzialmente attivata) sempre nei limiti. Il deficit congenito del fattore X (FX) è una malattia emorragica ereditaria caratterizzata dalla diminuzione dell'attività e/o dell'antigene del FX, con possibili sintomi emorragici. Le forme gravi del deficit congenito si evidenziano precocemente. I pazienti eterozigoti, invece, sono generalmente asintomatici. In letteratura non vi sono dati sull’utilizzo di NAO in questo setting, anche se in presenza di un deficit lieve-moderato non vi sono controindicazioni assolute alla tp anticoagulante. In accordo con l'ematologo abbiamo avviato dabigatran, unico NAO a non agire sul FX, a dosaggio ridotto. Follow up a 6 mesi negativo. In conclusione questo caso è stato complesso per l’assenza di indicazioni consolidate su come gestire questi pazienti. Come spesso accade la complessità dei pazienti nella real-life supera le linee guida, che vanno pertanto riadattate alla luce del singolo caso