Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri

CONGRESS ABSTRACT

CONGRESS ABSTRACT

La fibrillazione atriale CIED detected; quando scoagulare? La nostra esperienza su un tema ancora molto controverso.

Scapinelli Matteo Sassuolo (Modena) – Nuovo Ospedale Di Sassuolo | Guerra Alessandro Sassuolo (Modena) – Nuovo Ospedale Di Sassuolo | Bagni Ermentina Sassuolo (Modena) – Nuovo Ospedale Di Sassuolo

Introduzione

La fibrillazione atriale (FA), in costante aumento nella popolazione, è associata ad un importante carico assistenziale legato, in particolare, alle sue conseguenze (ictus, scompenso cardiaco, etc.). Nei pazienti portatori di un dispositivo cardiaco impiantabile (CIED) risulta frequente la rilevazione di episodi di elevata frequenza atriale (AHRE), spesso asintomatici, per i quali è stato descritto un aumentato rischio tromboembolico (circa 2,5 volte) ma inferiore rispetto all’FA manifesta per cui ancora non vi è consenso unanime riguardo all’inizio della terapia anticoagulante orale (TAO). Di seguito riportiamo la nostra esperienza relativa ai pazienti sottoposti ad impianto di CIED nei quali sono stati rilevati AHRE ed iniziata la TAO valutando le caratteristiche di rischio tromboembolico ed il follow-up delle complicanze.

Metodi

Dal 01 Gennaio 2020 al 31 Dicembre 2021, 242 pazienti (età media 74,8 anni) sono stati sottoposti ad impianto di CIED. Tra questi, 41 pazienti (16.9% età media 78,6 anni – 30 maschi e 11 femmine) hanno presentato episodi di AHRE, rilevati al monitoraggio remoto, di durata compresa tra pochi secondi e oltre 24 ore. Il CHADsVasc score medio di questi pazienti era 3,8. Sette pazienti non sono stati scoagulati per episodi aritmici di pochi minuti e CHADsVasc score pari a 1-2, mentre gli altri 34 hanno iniziato la TAO con DOAC.

Risultati

A tutt’oggi non sono stati registrati eventi tromboembolici e nemmeno eventi emorragici maggiori; sono stati rilevati solo sanguinamenti minori (11 epistassi, 4 ematuria e 3 positività SOF) agevolmente trattati.

Conclusioni

Le attuali LG indicano di prolungare il monitoraggio fino al riscontro di FA clinica o di un burden aritmico > 24 ore prima di considerare la TAO; vi sono però studi che raccomandano di correlare attentamente la durata degli eventi aritmici con la corretta determinazione del rischio tromboembolico. Nella nostra esperienza l’elevato rischio tromboembolico dei pazienti, talora non adeguatamente rappresentato dal CHADsVasc score, ci ha portato ad iniziare la TAO anche quando la durata degli episodi non era particolarmente lunga ed al momento non si sono osservate complicanze importanti. I due trial in corso (ARTESiA e NOAH) dedicati alla valutazione di queste situazioni forniranno preziose indicazioni sul trattamento di questi pazienti nei quali il rischio tromboembolico è sicuramente inferiore rispetto a quello dei pazienti con FA clinica ma comunque non trascurabile.