Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri

CONGRESS ABSTRACT

CONGRESS ABSTRACT

Episodi sincopali recidivanti in un giovane paziente: impiantare il PM o non impiantare il PM, una decisione sempre difficile!

Scapinelli Matteo Sassuolo (Modena) – Nuovo Ospedale Di Sassuolo | Guerra Alessandro Sassuolo (Modena) – Nuovo Ospedale Di Sassuolo | Boccedi Marica Sassuolo (Modena) – Nuovo Ospedale Di Sassuolo | Caputi Armando Sassuolo (Modena) – Nuovo Ospedale Di Sassuolo | Bagni Ermentina Sassuolo (Modena) – Nuovo Ospedale Di Sassuolo

Introduzione

La Sincope rappresenta una delle principali cause di accesso al Pronto Soccorso e di visita ambulatoriale costituendo fino al 3% dei ricoveri ospedalieri. Per quanto solitamente benigni, gli episodi sincopali sono fonte di notevole distress per il paziente e per i familiari particolarmente quando si tratta di giovani pazienti per il resto in buona salute. Di seguito riportiamo il caso di un giovane paziente che presentava episodi sincopali recidivanti con importanti implicazioni psicologiche e professionali

Case Report

Un uomo di 33 anni giunge alla nostra Syncope Unit per una lunga storia di ripetuti episodi sincopali preceduti da fugaci prodromi, talora con lievi traumi, occorsi durante le attività quotidiane, in concomitanza con piccoli infortuni o postminzionali ma mai durante sforzo. Il paziente ha iniziato a limitare le proprie attività per timore della sincope ed è stato inibito dalla guida dei veicoli aziendali e dallo svolgimento di mansioni in altezza. I vari esami cardiologici eseguiti negli anni erano nella norma. Lo studio della sincope ha evocato una sincope con pausa di 13 sec al massaggio del seno carotideo mentre l’Head-up Tilt Test è risultato negativo. E’stato quindi impiantato un Loop Recorder (ILR) per correlare gli episodi sincopali ad eventuali rallentamenti o pause patologiche del ritmo cardiaco. Al monitoraggio remoto dell’ILR è stata documentata una asistolia di circa 16 secondi sintomatica per sincope.

In relazione agli episodi sincopali recidivanti, alle importanti limitazioni professionali imposte al paziente, nonché su esplicita richiesta del paziente stesso, nonostante la scarsa evidenza scientifica a disposizione, si è proceduto all’impianto di un pacemaker bicamerale con algoritmo di risposta alla caduta in frequenza. Nei 4 anni dopo l’impianto non si sono verificate recidive sincopali ed il paziente ha ripreso a svolgere le normali attività quotidiane e professionali con netto miglioramento anche del quadro psicologico. Dopo 2,5 anni si è però verificata rottura dell’elettrocatetere ventricolare per cui si è resa necessaria estrazione e reimpianto dello stesso.

Conclusioni

La decisione di impiantare il device non è stata agevole, proprio in relazione alle possibili complicanze negli anni, ma ciò ha consentito al paziente di riprendere una vita privata e professionale normale. Occorre comunque un’accurata valutazione dei rischi-benefici condividendo il “peso” della decisione con il paziente ed i suoi familiari