Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri

CONGRESS ABSTRACT

CONGRESS ABSTRACT

RIGIDITA’ ARTERIOSA E RISCHIO CARDIOVASCOLARE IN PAZIENTI AFFETTI DA NEFROLITIASI: STUDIO PROSPETTICO A 10 ANNI

Giani Anna Verona (Verona) – Geriatria | Macchi Federica Verona (Verona) – Geriatria | Caletti Chiara Verona (Verona) – Nefrologia | Comellato Gabriele Verona (Verona) – Geriatria | Lenzi Simone Verona (Verona) – Geriatria | Pianegonda Michele Verona (Verona) – Geriatria | Postinghel Daniela Verona (Verona) – Geriatria | Castellucci Federico Verona (Verona) – Geriatria | Vecchini Francesca Verona (Verona) – Geriatria | Chiarini Marco Verona (Verona) – Geriatria | Bugnola Serena Verona (Verona) – Geriatria | Zamboni Mauro Verona (Verona) – Geriatria | Fantin Francesco Verona (Verona) – Geriatria

La nefrolitiasi e molte patologie cardiovascolari condividono comuni fattori di rischio associati allo sviluppo di infiammazione sistemica. Il danno ossidativo che ne consegue contribuisce sia all’irrigidimento delle pareti arteriose (predittore indipendente di rischio cardiovascolare) che alla deposizione di placche a livello dell’epitelio tubulare renale, step predisponente alla nefrolitiasi.

Scopo dello studio è valutare la correlazione tra nefrolitiasi e rigidità arteriosa, esaminandone l’andamento con l’invecchiamento.

Una popolazione di 82 pazienti (età media 45±13 anni, 36 maschi) afferenti agli ambulatori di Geriatria e Nefrologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, è stata sottoposta, al tempo zero e dopo dieci anni, a valutazione anamnestica (con particolare attenzione ad eventi e fattori di rischio cardiovascolari), clinica e di rigidità arteriosa mediante tonometria ad appianamento, con misurazione di Pulse Wave Velocity carotido-femorale (PWVcf). 66 pazienti avevano una diagnosi di nefrolitiasi, i restanti 16 hanno costituito il gruppo di controllo.

Al basale i pazienti con nefrolitiasi presentavano pressione arteriosa sistolica e PWVcf più elevate rispetto ai controlli (rispettivamente 128±18 vs 117±16 mmHg, p 0.02 e 7.78±1.53 vs 6.50±1.13 m/s, p 0.001). Dopo dieci anni, il gruppo di pazienti con nefrolitiasi (p<0.001) ma non il gruppo di controllo (p 0.081) ha mostrato un significativo incremento di PWVcf rispetto al tempo zero (10.64±3 vs 7.78±1.55 m/s); il trend si è confermato anche dopo aggiustamento per età e sesso.

In una regressione backward, considerando come variabile dipendente la variazione di PWVcf (∆PWVcf) negli anni di follow up e come variabili indipendenti età, sesso, anni di follow-up, ∆pressione arteriosa media, Body Mass Index, diagnosi di ipertensione arteriosa e nefrolitiasi, la nefrolitiasi è risultato unico predittore significativo di ∆PWVcf, spiegandone il 6.9% della varianza (p 0.027).

In conclusione, questo studio dimostra un profilo di rischio cardiovascolare aumentato in pazienti affetti da nefrolitiasi, caratterizzato da maggiori valori basali e maggior incremento temporale di PWVcf. Questo dato sottolinea l’importanza di un approccio sistemico al paziente con nefrolitiasi, non solo limitato al trattamento del disturbo nefro-urologico, ma rivolto ad un inquadramento del rischio cardiovascolare globale, per individuare, prevenire o trattare precocemente il danno d’organo ad esso associato.