Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri

CONGRESS ABSTRACT

CONGRESS ABSTRACT

P417

VALUTAZIONE DEL RISCHIO CARDIOVASCOLARE RESIDUO DOPO ANGIOPLASTICA: IL RUOLO DELL'IMAGING.

M. Micillo, M. Cocco, A. Cossu, M. De Raffele, A. Boccadoro, G. Campo, G. Guardigli, E. Tonet
UO CARDIOLOGIA, AZIENDA OSPEDALIERO-UNIVERSITARIA DI FERRARA, UO CARDIOLOGIA, AZIENDA OSPEDALIERO-UNIVERSITARIA DI FERRARA, RADIOLOGIA UNIVERSITARIA, AZIENDA OSPEDALIERO-UNIVERSITARIA DI FERRARA, UO CARDIOLOGIA, AZIENDA OSPEDALIERO-UNIVERSITARIA DI FERRARA, UO CARDIOLOGIA, AZIENDA OSPEDALIERO-UNIVERSITARIA DI FERRARA, UO CARDIOLOGIA, AZIENDA OSPEDALIERO-UNIVERSITARIA DI FERRARA, UO CARDIOLOGIA, AZIENDA OSPEDALIERO-UNIVERSITARIA DI FERRARA, UO CARDIOLOGIA, AZIENDA OSPEDALIERO-UNIVERSITARIA DI FERRARA

BACKGROUND La riduzione del rischio residuo dopo infarto miocardico rappresenta il principale obiettivo in prevenzione secondaria. L’imaging può fornire evidenze aggiuntive al di là del monitoraggio dei fattori di rischio. CASO CLINICO Uomo, 29 anni, etnia pakistana, ex fumatore con familiarità per malattie cardiovascolari. In Giugno 2019 accesso in PS per infarto miocardico senza sopraslivellamento del tratto ST. Alla coronarografia riscontro di subocclusione di ramo circonflesso (Cx) e secondo ramo marginale (MO2) per cui si eseguiva angioplastica e stenting medicato (DES); alla dimissione veniva impostata duplice terapia antiaggregante, statina ad alta potenza e ACE-inibitore. In Agosto 2020 nuovo ricovero per angina da sforzo da ristenosi intrastent di Cx-MO2, trattata con pallone, e malattia critica di coronaria destra (CDx), trattata con DES. Nei mesi successivi il paziente è stato ricoverato tre volte per angina instabile legata a ristenosi critica dello stent su Cx e stenosi intermedia di arteria interventricolare anteriore (IVA), trattati con angioplastica e DES con contestuale riscontro di disfunzione del microcircolo (IMR 30; CFR 2.2; RRR 2.7). Dalle immagini angiografiche risultava visibile rimodellamento positivo su CDx e Cx (Figura 1). In considerazione della giovane età e degli eventi ravvicinati (entro due anni), il paziente veniva seguito con stretto follow-up e sottoposto a coronaro-TC a 4 mesi dall’ultima angioplastica per valutare lo stato di progressione della placca aterosclerotica. La coro-TC ha evidenziato pervietà degli stent precedentemente apposti in assenza di segni di iperplasia neointimale. A carico di Cx e CDx evidenza di rilevante quota di rimodellamento positivo caratterizzato da placca eccentrica ipodensa (<30 HU); tali caratteristiche ci permettono di concludere per persistenza di placca ad alto rischio (Figura 2, Figura 3). Alla luce della storia clinica e dei dati clinico-laboratoristici il paziente è risultato candidabile a terapia con inibitori del PCSK9. CONCLUSIONI La coroTC rappresenta un’ottima metodica per la valutazione del rischio residuo nei pazienti ischemici grazie alla capacità di individuare non soltanto placche stenosanti, ma anche placche ad alto rischio, permettendo quindi un’ottimizzazione terapeutica.