Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri

CONGRESS ABSTRACT

CONGRESS ABSTRACT

P414

SINDROME DI WELLENS TIPO 1 IN PAZIENTE CON NEOPLASIA RENALE

R. Floris, L. M. Fais, A. Boi , S. Palmas, G. Delogu
OSPEDALE NOSTRA SIGNORA DI BONARIA, OSPEDALE NOSTRA SIGNORA DI BONARIA, AO BROTZU, OSPEDALE SAN MARTINO, OSPEDALE NOSTRA SIGNORA DI BONARIA

CASO CLINICO Un uomo di 65 anni con storia di cardiopatia ischemica, nel 2005 infarto miocardico non ST per cui rifiutò di eseguire la coronarografia, in seguito nel 2017 test ergometrico massimale negativo per ischemia inducibile. Diabete mellito di tipo 2 in terapia insulinica, ipertensione arteriosa, storia di tachicardia parossistica sopraventricolare,  neoplasia renale sottoposta in passato a nefrectomia con recente evidenza di ripresa di malattia con comparsa di secondarismi polmonari.  Durante gli accertamenti preliminari all’avvio della chemioterapia ha eseguito una consulenza cardiologica per riferito cardiopalmo ritmico di breve durata. All’elettrocardiogramma si evidenziavano delle onde T negative profonde in sede anteriore estesa (fig.1) in assenza di alcun sintomo, non presenti nell’ECG di un mese prima. Agli esami ematici si riscontrava negatività della troponina I ad alta sensibilità su 3 rilevazioni mentre l’ecocardiogramma metteva in evidenza un ipocinesia marcata della porzione medioapicale della parete anteriore e del setto interventricolare anteriore con funzione sistolica lievemente ridotta. Per tale motivo il giorno seguente il paziente è stato sottoposto a coronarografia con evidenza di una stenosi subocclusiva lunga della discendente anteriore prossimale e media, trattata con angioplastica e posizionamento di uno stent medicato con ottimo risultato angiografico (Fig.2). Dopo la procedura si è osservata una rapida normalizzazione della cinetica regionale con una più lenta normalizzazione del quadro elettrocardiografico. COMMENTO Con il termine “sindrome di Wellens” si identifica una particolare forma di angina instabile caratterizzata dalla comparsa all’ECG di alterazioni ischemiche in sede anteriore, in primis T negative o bifasiche, che  predicono la presenza di una grave malattia stenotica a livello della coronaria discendente anteriore. La localizzazione della lesione coronarica si associa tipicamente all’assenza di dolore, come nel caso illustrato in cui però era presente in anamnesi la storia di un pregresso infarto miocardico mai approfondito. Sappiamo inoltre che il quadro ECG invece tende a pseudonormalizzarsi con la comparsa dell’angina. Vari studi hanno dimostrato la specificita? di tali segni elettrocardiografici per una stenosi della discendente anteriore ≥ del 50%, e l’elevato rischio per questi pazienti, se non trattati, di sviluppare un infarto miocardico anteriore esteso.