Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri

CONGRESS ABSTRACT

CONGRESS ABSTRACT

P411

MINOCA O NON MINOCA? RUOLO DETERMINANTE DELLA RISONANZA MAGNETICA CARDIACA NELLA DIAGNOSI DIFFERENZIALE DEL DANNO MIOCARDICO

B. Dal Passo, L. S. Cardelli, E. Perugini, G. Bugani, L. Canovi, F. Frascaro, L. Zanarelli, L. Piscitelli, M. Colletta, G. Casella
UNITÀ DI CARDIOLOGIA, AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA DI FERRARA, UNITÀ DI CARDIOLOGIA, AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA DI FERRARA, AZIENDA USL DI BOLOGNA, OSPEDALE MAGGIORE BOLOGNA, AZIENDA USL DI BOLOGNA, OSPEDALE MAGGIORE BOLOGNA, UNITÀ DI CARDIOLOGIA, AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA DI FERRARA, UNITÀ DI CARDIOLOGIA, AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA DI FERRARA, UNITÀ DI CARDIOLOGIA, AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA DI FERRARA, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BARI ALDO MORO, AZIENDA USL DI BOLOGNA, OSPEDALE MAGGIORE BOLOGNA, AZIENDA USL DI BOLOGNA, OSPEDALE MAGGIORE BOLOGNA

La Risonanza Magnetica Cardiaca può facilitare la diagnosi differenziale del danno miocardico nei pazienti senza malattia coronarica.  Riportiamo il caso clinico di un uomo di 50 anni che accedeva al Pronto Soccorso dell’Ospedale Maggiore di Bologna nell’Ottobre 2021 per un dolore toracico oppressivo a riposo; in precedenza aveva presentato un episodio simile ma di minore intensità. L’anamnesi remota era negativa. All’ingresso in PS il dolore toracico era regredito, la pressione arteriosa era elevata (PA 170/110 mmHg). L’ECG evidenziava una tachicardia sinusale a 100 bpm senza alterazioni elettrocardiografiche suggestive per ischemia acuta. Vi era un incremento degli indici di miocardiocitonecrosi (hsTnI 312 ng/L -> 975 ng/L – v.n. 19.8 ng/L); l’emogasanalisi mostrava pH 7.42, pO2 47 mmHg e pCO2 33 mmHg. L’Angio-TC del torace escludeva sia un’embolia polmonare sia una sindrome aortica acuta. Il paziente veniva trasferito in Cardiologia nel sospetto di sindrome coronarica acuta, dove l’ecocardiogramma evidenziava normali volumi biventricolari, ipertrofia di parete di grado lieve e ipocinesia della parete inferiore media (FE 52%). Lo studio coronarografico mostrava vasi epicardici esenti da lesioni significative.  In considerazione del quadro clinico, il paziente veniva dimesso con diagnosi di infarto miocardico acuto senza lesioni coronariche ostruttive (MINOCA), ma veniva  programmata una risonanza magnetica cardiaca nel post-dimissione per chiarirne la genesi. La risonanza magnetica non evidenziava aree di iperintensità di segnale né deficit di perfusione allo studio di primo passaggio né aree di ritardato washout di gadolinio (LGE). Questo ha escluso aree di necrosi o infiammazione orientando la diagnosi verso quella di danno miocardico in corso di crisi ipertensiva. È stata pertanto sospesa la terapia antiaggregante consigliata alla dimissione.  Nel caso appena presentato, la risonanza magnetica cardiaca dimostra di poter migliorare la diagnosi eziologica dei pazienti con MINOCA consentendone una miglior gestione clinica e terapeutica.