Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri

CONGRESS ABSTRACT

CONGRESS ABSTRACT

P395

ENDOCARDITE INFETTIVA: UNA PRESENTAZIONE SUBDOLA

E. Corsi, A. Bosso, E. Venturini
UO UTIC CARDIOLOGIA OSPEDALE CECINA, UO UTIC CARDIOLOGIA OSPEDALE CECINA, UO RIABILITAZIONE CARDIOLOGICA OSPEDALE CECINA

Background: L'endocardite infettiva costituisce ancora una malattia grave e mortale. Nonostante i miglioramenti nella gestione, la diagnosi non è sempre semplice e per questo risulta ancora associata ad elevata mortalità e gravi complicanze. Ciò è particolarmente vero per i pazienti portatori di protesi valvolari, che presentano un rischio più elevato di sviluppare questa patologia, e più spesso con decorso sfavorevole.

Caso clinico: Una donna di 75 anni si presentava in Pronto Soccorso per febbricola da giorni e dispnea. L’anno precedente era stata sottoposta a sostituzione valvolare aortica con bioprotesi per stenosi severa. Lamentava inoltre mal di schiena persistente, presente da circa tre mesi e non responsivo alla terapia farmacologica nè alla fisioterapia. Ricostruendo la storia clinica recente, era stata ricoverata pochi mesi prima per infezione delle vie urinarie da E.faecalis multiresistente, trattata con terapia antibiotica e dimessa dopo pochi giorni. Veniva eseguito in Pronto Soccorso un ecocardiogramma transtoracico che mostrava un rigurgito aortico moderato apparentemente intraprotesico, mai descritto nei precedenti controlli. Nel forte sospetto di endocardite complicata da embolizzazione sistemica, veniva quindi sottoposta ad ecocardiografia transesofagea, che mostrava deiscenza della valvola protesica con ascesso paravalvolare e rigurgito, in assenza di rocking (oscillazione). Una TC e una risonanza magnetica della colonna vertebrale confermavano inoltre la presenza di spondilodiscite infettiva, responsabile del persistente mal di schiena. La paziente veniva quindi inviata d'urgenza in Cardiochirurgia e sottoposta a intervento di Bentall. Nonostante la gravità della sepsi e dell'endocardite, la paziente è sopravvissuta all'intervento chirurgico e successivamente trasferita presso il nostro Dipartimento di Riabilitazione Cardiologica. All'ingresso risultava gravemente decondizionata, ma dopo circa 45 giorni di degenza è stata dimessa in buona salute e discrete capacità funzionali.

Conclusioni: Questo caso mostra la sottile ma grave evoluzione che le infezioni solitamente controllate possono avere nei pazienti ad alto rischio di endocardite, come i pazienti con protesi valvolari. Ciò sottolinea da un lato l'importanza della profilassi antibiotica in questo sottogruppo di pazienti, dall'altro il ruolo dell'imaging multimodale per la diagnosi e la gestione dell'endocardite infettiva e delle sue complicanze.