Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri

CONGRESS ABSTRACT

CONGRESS ABSTRACT

P384

ARRESTO CARDIOCIRCOLATORIO: GUARDIAMO ANCHE OLTRE LA CORONAROPATIA

L. Canovi, B. De Carolis, A. Di Domenico, M. L. Berloni, F. Gualandi, M. Bertini, G. Guardigli, C. Balla
UNITÀ DI CARDIOLOGIA, AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA DI FERRARA, UNITÀ DI CARDIOLOGIA, AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA DI FERRARA, UNITÀ DI CARDIOLOGIA, AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA DI FERRARA, UNITÀ DI CARDIOLOGIA, AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA DI FERRARA, UNITÀ DI CARDIOLOGIA, AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA DI FERRARA, UNITÀ DI CARDIOLOGIA, AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA DI FERRARA, UNITÀ DI CARDIOLOGIA, AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA DI FERRARA, UNITÀ DI CARDIOLOGIA, AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA DI FERRARA

Introduzione: L’arresto cardiocircolatorio (ACC) extraospedialiero è un evento clinico improvviso caratterizzato da un‘elevata mortalità. Fino al 70% degli ACC sono causati da una sindrome coronarica acuta (SCA); tuttavia, nella valutazione di un paziente post-ACC è sempre necessario valutare anche tutte le possibili cause non ischemiche di ACC. Caso clinico: Paziente maschio di 68 anni, iperteso e dislipidemico. In anamnesi patologica remota non antecedenti rilevanti dal punto di vista cardiovascolare. In giugno 2021, a seguito di un episodio sincopale, il Paziente si recava in pronto soccorso, dove si verificava una nuova perdita di coscienza con riscontro di fibrillazione ventricolare, trattata con DC shock. All’ECG post-ACC, non alterazioni patologiche acute. Agli esami ematici, iniziale movimento degli enzimi di miocardionecrosi. All’ecocardiogramma bedside, veniva segnalata sfumata ipocinesia apicale con ipertrabecolatura dell’apice. Eseguiva quindi coronarografia con riscontro di malattia ateromasica multivasale trattata con angioplastica e stenting medicato sull’asse tronco-ramo interventricolare anteriore e ramo circonflesso. Nelle giornate successive, si verificavano numerosi episodi di aritmie ventricolari rapide trattate con DC shock. Alla luce delle ripetute aritmie ventricolari e del riscontro ecocardiografico, eseguiva RM cardiaca che evidenziava foci di infiltrazione adiposa subepicardica a livello della parete laterale medio-apicale con presenza di bulging parietali che deponevano per quadro di cardiomiopatia aritmogena del ventricolo sinistro. Il paziente veniva sottoposto a impianto di defibrillatore cardiaco in prevenzione secondaria. L’analisi genetica evidenziava una mutazione VUS su RYR2 in corso di valutazione diagnostica sul possibile ruolo della variante nel quadro clinico. Conclusioni: Il presente caso clinico dimostra come molteplici cause possono essere alla base di ACC. Nel nostro paziente le aritmie ventricolari all’esordio e il successivo quadro di storm aritmico erano verosimilmente espressione di un evento ischemico in un quadro di cardiomiopatia aritmogena del ventricolo sinistro non precedentemente diagnosticata.