Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri

CONGRESS ABSTRACT

CONGRESS ABSTRACT

TROMBOEMBOLIA POLMONARE IN TERAPIA INTENSIVA CARDIOLOGICA – ESPERIENZA REAL-WORLD DI UN CENTRO DI TERZO LIVELLO

Morosato Michele Milano (Milano) – Dipartimento Di Cardiologia – Irccs Ospedale San Raffaele | Mager Riccardo Milano (Milano) – Dipartimento Di Cardiologia – Irccs Ospedale San Raffaele | Morciano Davide Antonio Milano (Milano) – Dipartimento Di Cardiologia – Irccs Ospedale San Raffaele | Ricchetti Gianluca Milano (Milano) – Dipartimento Di Cardiologia – Irccs Ospedale San Raffaele | Eustachio Agricola Milano (Milano) – Unità Di Imaging Cardiovascolare – Irccs Ospedale San Raffaele | Margonato Alberto Milano (Milano) – Dipartimento Di Cardiologia – Irccs Ospedale San Raffaele | Slavich Massimo Milano (Milano) – Dipartimento Di Cardiologia – Irccs Ospedale San Raffaele

Premesse: La tromboembolia polmonare rappresenta oggi una sfida terapeutica per i pazienti ammessi in terapia intensiva cardiologica, alla luce della varietà della presentazione clinica e delle opportunità di trattamento disponibili.

Metodi: Questo studio retrospettivo monocentrico ha reclutato pazienti ricoverati in terapia intensiva e semi-intensiva cardiologica con diagnosi di tromboembolia polmonare nel periodo compreso tra aprile 2010 e maggio 2022. Per ogni paziente ricoverato sono stati calcolati i punteggi di Wells e PESI, identificati la localizzazione della PE e la risoluzione della PE acuta alla dimissione. Sono stati identificati i pazienti con arresto cardiocircolatorio (CCA) e/o shock cardiogeno, è stata studiata la funzione sistolica longitudinale RV (TAPSE) e la pressione sistolica arteriosa polmonare (PASP). I pazienti sono stati poi stratificati sulla base del loro rischio clinico di mortalità intraospedaliera o a 30 giorni (mortalità precoce); sono stati identificati i trattamenti in fase acuta e alla dimissione e i pazienti che hanno sviluppato complicanze emorragiche maggiori.

Risultati: Sono stati reclutati in totale 148 pazienti, con un’età mediana di 66 anni e prevalentemente di sesso maschile (51,4%). Nel 6,4% dei pazienti si è verificata morte intraospedaliera (da 0% nei pazienti a basso rischio al 25% in pazienti ad alto rischio), il 12,2% ha sviluppato shock cardiogeno e/o CCA. Il 25,0% dei pazienti aveva una neoplasia in corso. La terapia trombolitica sistemica e Sonos sono risultate le più efficaci in termini di mortalità (p=0.015) e di funzione RV alla dimissione nei pazienti ad alto rischio, sebbene associate ad un elevato rischio emorragico. Pazienti a rischio intermedio-basso trattati con terapia riperfusiva presentavano migliori parametri di funzione RV, sebbene la numerosità del campione non ha permesso di raggiungere la significatività statistica. 

Conclusioni: I risultati ottenuti sono in linea con quelli della letteratura per quanto riguarda l'epidemiologia, la degenza totale, la correlazione tra PE acuta e neoplasie, la morte in ospedale e la morte in FU. Inoltre, Sonos rappresenta un'alternativa efficace nei pazienti ad alto rischio alla trombolisi sistemica a pieno dosaggio nei pazienti che non possono eseguire quest'ultima. Infine, nel rischio intermedio-basso può essere presente un ruolo per terapie riperfusive in pazienti selezionati a rischio emorragico molto basso.