La miocardite fulminante (MF) è una cardiomiopatia infiammatoria ad insorgenza acuta, con evoluzione rapidamente progressiva, potenzialmente fatale, realizzante quadri di shock cardiogeno ed aritmie incessanti. Spesso vi è necessità di supporto aminico o meccanico al circolo in fase acuta, nell’attesa di ottenere il più rapidamente possibile una diagnosi istologica ed instaurare una terapia specifica. La mortalità nelle fasi acute è alta, con prognosi peggiore rispetto alle altre forme di presentazione di miocardite, anche nel lungo termine.
Riportiamo il caso di una donna di 45 anni, asiatica, affetta da ipotiroidismo autoimmune, che da circa 3 giorni riferiva dolore toracico atipico, associato a febbricola, astenia e vomito. All’ingresso la paziente si presentava in shock cardiogeno; all’ecocardiogramma si riscontrava una disfunzione biventricolare. Venivano escluse embolia polmonare e coronaropatia critica. Agli esami ematochimici si evidenziava un significativo rialzo troponinico, leucocitosi neutrofila ed ipertransaminasemia. Si iniziava quindi supporto aminico con dobutamina e noradrenalina. L’ECG di ingresso mostrava BAV avanzato con scappamento ventricolare e necessità di posizionamento di PM temporaneo in urgenza. Al cateterismo destro si rilevavano pressioni nel circolo polmonare ai limiti superiori con normali resistenze ed indice cardiaco ridotto. Veniva eseguita una BEM, complicata da tamponamento cardiaco dovuto allo sposizionamento dell’elettrocatetere, con necessità di pericardiocentesi urgente. Al termine della procedura si evidenziava la comparsa di episodi subentranti di BAV completo per cui si eseguiva impianto di ICD. La biopsia concludeva per miocardite linfocitaria acuta diffusa virus negativa. Si iniziava pertanto terapia cortisonica, con immediato beneficio, fino alla sospensione del supporto aminico. Ad un ecocardiogramma di controllo si assisteva ad un completo recupero della normale funzione biventricolare.
Nella MF, la diagnosi precoce e la possibilità di instaurare una terapia specifica sono cruciali per ridurre la mortalità. La BEM è l’unica metodica che permette di effettuare una diagnosi eziologica ed escludere una possibile genesi infettiva. La prognosi del paziente, infatti, oltre alla terapia di supporto, dipende dalla possibilità di instaurare quanto prima un trattamento mirato, che nelle forme autoimmuni virus-negative consiste in una terapia immunosoppressiva modulata sul tipo istologico e la clinica del paziente.