Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri

CONGRESS ABSTRACT

CONGRESS ABSTRACT

Protocollo di infusioni ambulatoriali ripetute di Levosimendan in pazienti anziani con scompenso cardiaco avanzato: dati preliminari di un’esperienza real-world

Camartini Viola Firenze (Firenze) – Utig Careggi | Orso Francesco Firenze (Firenze) – Utig – Careggi | Herbst Andrea Firenze (Firenze) – Utig Careggi | Verga Francesca Firenze (Firenze) – Utig Careggi | Salucci Caterina Firenze (Firenze) – Utig Careggi | Virciglio Simona Frenze (Firenze) – Utig Careggi | Baldasseroni Samuele Firenze (Firenze) – Utig – Careggi | Ungar Andrea Firenze (Firenze) – Utig Careggi | D’Errico Giovanni Firenze (Firenze) – Utig Careggi |

Background: Le infusioni intermittenti di Levosimendan (L) hanno dimostrato di ridurre le ospedalizzazioni e migliorare la qualità della vita nei pazienti con scompenso cardiaco (SC) avanzato. L’esperienza di "mondo reale" è attualmente insufficiente, in particolare nei pazienti più anziani.

 

Scopo: Da novembre 2020 nel nostro Centro trattiamo i pazienti anziani affetti da SC avanzato con infusioni ripetute di L in regime ambulatoriale. Qui, presentiamo l’analisi preliminare dei dati raccolti.

 

Metodi: Il protocollo prevede tre infusioni di L effettuate a distanza di 14 giorni l’una dall’altra. La durata di ogni seduta è stata di circa 8 ore. La velocità di infusione di partenza è di 0.05 μg/Kg/min titolata ogni 30/60’ fino a un massimo di 0.2 μg/Kg/min in base all’andamento di pressione arteriosa, frequenza cardiaca e ritmo registrato in telemetria. I pazienti vengono valutati da un punto di vista clinico, laboratoristico ed ecocardiografico al basale e con un follow-up a due settimane dalla fine del trattamento.

 

Risultati: La popolazione trattata ha un’età media di 79 anni, una lunga storia di malattia (media 12 anni) e numerose comorbidità (Charlson Comorbidity Index medio di 6.8). Come illustrato in tabella 1 abbiamo confrontato la nostra popolazione con quella dei principali trials internazionali su questo tipo di trattamento, risultata significativamente più anziana e complessa.

Dei 19 pazienti arruolati, 15 hanno completato il ciclo di infusioni programmate mentre 4 risultano persi a causa di ricoveri per cause cardiovascolari e/o problematiche sociali. Nelle 50 infusioni effettuate abbiamo osservato una discreta tolleranza alla terapia con percentuale di fallimento del 2 % ed un buon profilo di sicurezza, in assenza di effetti avversi maggiori in particolare in termini di aritmie (figura 1).

Al termine dei cicli infusivi si è assistito a un significativo miglioramento dei parametri clinici ed emodinamici (figura 2). Inoltre, abbiamo riscontrato un miglioramento della congestione sistemica in termini di riduzione del gradiente VD-AD (p=0.031) associato ad un trend in riduzione della dose media di furosemide giornaliera, degli score di congestione clinica e del valore di NTproBNP medio.

Conclusioni: La nostra analisi preliminare sembra confermare la sicurezza e la tollerabilità dello schema di trattamento elaborato. Sono necessarie ulteriori dati per poterne confermare l’efficacia in termini clinici, emodinamici e gli effetti sulla terapia.