Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri

CONGRESS ABSTRACT

CONGRESS ABSTRACT

P33

TACHIARITMIE SOPRAVENTRICOLARI E SINCOPI RECIDIVANTI DOPO CHIUSURA PERCUTANEA DI PFO IN GIOVANE PAZIENTE SENZA STORIA DI TROMBOEMBOLISMO. IMPORTANZA DELLE INDICAZIONI ATTUALI.

M. Scapinelli, M. B. Campisano, E. Bagni
NUOVO OSPEDALE DI SASSUOLO, NUOVO OSPEDALE DI SASSUOLO, NUOVO OSPEDALE DI SASSUOLO

La presenza di un PFO (patent foramen ovale) è stata associata a stroke criptogenetico in particolare nel giovane adulto, sostenuto da embolia paradossa pertanto la sua chiusura percutanea rappresenta un trattamento profilattico in tal senso. La procedura può comportare varie complicanze post-procedurali tra cui le tachiaritmie sopraventricolari correlate all’azione meccanica esercitata dal device. Il caso clinico presentato riguarda una donna di 49 anni, con anamnesi cardiovascolare negativa, affetta da cefalea, giunta in PS per la comparsa di episodi recidivanti di cardiopalmo sintomatico per capogiro e sincope. L’ECG ha documentato la presenza di una tachiaritmia sopraventricolare con frequenza elevata trattata mediante cardioversione elettrica esterna in quanto la paziente si presentava pallida ed ipotesa. Gli esami di laboratorio erano nella norma come anche l’ecocardiogramma. La paziente era stata sottoposta, tre settimane prima, a chiusura percutanea di PFO diagnosticato a seguito del riscontro di aree ischemiche cerebrali alla risonanza magnetica (RM) eseguita unicamente a completamento diagnostico della cefalea. La paziente è stata quindi ricoverata in Cardiologia dove si sono verificate ulteriori recidive aritmiche tra cui anche un flutter atriale 2:1 trattato efficacemente con amiodarone, farmaco poi introdotto per via orale. Vista la recente procedura interventistica si è optato per la profilassi farmacologica delle aritmie con beneficio in quanto gli episodi si sono progressivamente ridotti in termini di frequenza e intensità; al FU a due mesi la paziente riferiva solo due episodi alla settimana fino a completa regressione, dopo ulteriori 4 mesi, che ha consentito la sospensione dell’amiodarone. Diversi studi e le ultime linee guida indicano la chiusura del PFO in caso di stroke in pazienti di età inferiore a 60 anni chiaramente correlabile a embolia paradossa; nel nostro caso la procedura è stata effettuata dopo riscontro occasionale di micro-aree ischemiche all’RM considerate secondarie al PFO in assenza di valutazione multidisciplinare cardiologico-neurologica ed in paziente sintomatica solo per cefalea. La paziente ha avuto complicanze aritmiche significative ed impattanti, anche da punto di vista psicologico, sulla qualità di vita per almeno 6 mesi. Rispetto al passato le linee guida attuali hanno colmato un gap che spesso ha portato ad eseguire con “leggerezza” procedure le cui complicanze possono essere davvero importanti.