Introduzione: la dispnea da sforzo è un sintomo presente in diverse patologie, identificare l’origine è di fondamentale importanza diagnostica e terapeutica. Il test da sforzo cardiorespiratorio (CPET) è un prezioso strumento non solo per valutare la capacità funzionale ma anche a fini diagnostici e prognostici
Caso clinico: Paziente di 55 anni, in anamnesi episodio di edema polmonare acuto. L’ecocardiogramma mostrava FE 35% con ipocinesia del ventricolo sinistro (VS) diffusa e insufficienza mitralica (IM) lieve-moderata. La coronarografia diagnostica mostrava albero coronarico indenne da lesioni. Un CPET interrotto a 140W mostrava consumo di O2 al picco di 23,6 mL/kg/min che escludeva indicazione a trapianto cardiaco. Un nostro ecocardiogramma confermava cardiomiopatia dilatativa (CMPD) con FE=32%, ipocinesia VS diffusa e IM lieve-moderata funzionale. Veniva ripetuto CPET, massimale per quoziente respiratorio (1,42) interrotto per esaurimento muscolare, indicativo di moderata riduzione della capacità funzionale con VO2 al picco pari al 64% del predetto, soglia anaerobica conservata al 51% del VO2 max e ridotti valori di VO2/W e Polso dell’Ossigeno (VO2/HR) da limitazione cardiogenica. Inoltre evidente calo del VO2/HR durante le fasi finali del test e associato cambio di slope della relazione VO2/Work segno di calo di stroke volume ed efficienza cardiogenica. Assenti segni di limitazione ventilatoria, vascolare polmonare (Ve/VCO2=20,8 nella norma), o desaturazione da sforzo. Nella fase finale del test aumento della VCO2 e degli equivalenti Ve/VCO2 e Ve/VO2. Al fine di trovare la spiegazione ai dati raccolti dal CPET veniva eseguito ecocardiogramma da sforzo che svelava lo sviluppo di insufficienza valvolare mitralica di entità severa e conseguente ipertensione polmonare che giustificano il comportamento dei parametri raccolti mediante CPET
Discussione: Il polso dell’ossigeno rappresenta un surrogato metabolico dello stroke volume. Normalmente durante le fasi attive dello sforzo si assiste ad un progressivo aumento seguito da un plateau. L’evidente appiattimento della curva VO2/Work durante le fasi finali dell’esercizio e il contemporaneo decremento del polso dell’ossigeno denotano una non adeguata performance cardiaca relativa alle aumentate richieste energetiche durante l’esercizio
Conclusioni: Il CPET si rivela un prezioso strumento clinico per guidare il percorso diagnostico-terapeutico, in particolare in presenza di cardiopatia complesse (CMPD o IM)