Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri

CONGRESS ABSTRACT

CONGRESS ABSTRACT

. LIMITI ALL’UTILIZZO DEL DEFIBRILLATORE SOTTOCUTANEO NEI PAZIENTI AFFETTI DA CARDIOMIOPATIA ARITMOGENA NEL MONDO REALE

Agus Elena Cagliari (Ca) – Policlinico Universitario Monserrato | Casula Matteo Cagliari (Ca) – Arnas Brotzu | De Toni Chiara Cagliari (Ca) – Arnas Brotzu | Scalone Antonio Cagliari (Ca) – Arnas Brotzu | Schintu Barbara Cagliari (Ca) – Arnas Brotzu | Setzu Agostino Cagliari (Ca) – Arnas Brotzu | Tola Gianfranco Cagliari (Ca) – Arnas Brotzu | Corda Marco Cagliari (Ca) – Arnas Brotzu

INTRODUZIONE. La prevenzione della morte cardiaca improvvisa (SCD) mediante l’impianto di un defibrillatore (ICD) rappresenta uno degli snodi fondamentali nel management della cardiomiopatia aritmogena (ACM). In questo contesto la scelta della tipologia di defibrillatore [transvenoso (TV) o sottocutaneo (S-ICD)] può essere influenzata dalle caratteristiche individuali del paziente e della malattia stessa. L’obiettivo di questo lavoro è stato quello di valutare, in una popolazione di pazienti con ACM del mondo reale, i principali fattori che hanno limitato l’impianto di S-ICD.

METODI. In questo studio osservazionale retrospettivo multicentrico sono stati arruolati i pazientati consecutivi sottoposti ad impianto di ICD in prevenzione primaria o secondaria per ACM presso i centri coinvolti. La popolazione è stata suddivisa in base all’esecuzione del test di screening per l’impianto del S-ICD ed al suo risultato. Sono stati analizzati i dati clinici e strumentali basali per identificare i predittori di superamento del test di screening.

RISULTATI. Sono stati arruolati 21 pazienti affetti da ACM (67% uomini), sottoposti a 24 procedure di impianto di S-ICD o TV-ICD. Il 70,8% dei pazienti (N=17) sono stati sottoposti a screening per S-ICD. In 4 pazienti (17%) lo screening non è stato eseguito: in un caso per indicazione a terapia di resincronizzazione e in 3 pazienti perché impiantati in epoca pre-S-ICD. Nel 53% dei casi lo screening è risultato fallito. Tra le cause del fallimento vi erano i bassi voltaggi del QRS (100% dei fallimenti) e una scarsa stabilità della traccia nelle diverse posizioni testate per significativa variazione del rapporto QRS/T (37,5% dei fallimenti). Sebbene non sia stata evidenziata nessuna differenza significativa tra le caratteristiche cliniche e strumentali dei due sottogruppi (Table 1), i pazienti che hanno superato lo screening hanno mostrato una tendenza ad una maggiore ampiezza del QRS in DI (0,52±0,29 vs. 0,28±0,17 mV – P= 0,07) e a presentare un QRS positivo in DI (100% vs 50%; P=0,08 – Table 2).

CONCLUSIONI. L’uso del S-ICD nei pazienti affetti da ACM può essere limitato da alcune caratteristiche intrinseche della malattia. In particolare, in una coorte del mondo reale di pazienti affetti da ACM, la presenza di bassi voltaggi del QRS all’ECG di superficie e le variazioni posizionali di morfologia, hanno consentito l’utilizzo del S-ICD solo in circa la metà dei pazienti candidati all’impianto.