Introduzione: Lo scompenso cardiaco (SC) è un fattore di rischio per mortalità postoperatoria in chirurgia non-cardiaca. La collaborazione tra Centri di Preabilitazione Preoperatoria Multimodale (PPM) ed Heart Failure Clinic (HFC) permette di integrare l’ottimizzazione farmacologica dello SC, con quella di fattori prognostici negativi quali ridotta capacità funzionale, malnutrizione e sarcopenia, per migliorare la prognosi di questi pazienti.
Caso clinico: Presentiamo il caso della signora C.M., di anni 58, candidata a intervento di pancolectomia per rettocolite ulcerosa farmaco-refrattaria e affetta da SC a frazione d’eiezione ridotta (FE 25%) a genesi presumibilmente valvolare-aritmica in storia di fibrillazione atriale, anuloplastica tricuspidalica e sostituzione mitralica e riferita al centro di PPM dell’AOU Careggi per ottimizzazione preoperatoria. Alla valutazione basale, rilievo di ridotta capacità funzionale, malnutrizione, sarcopenia, sideropenia e SC NYHA II in terapia medica non ottimizzata. Pertanto è stato impostato un percorso di PPM che comprendesse esercizio fisico (aerobico e di resistenza), intervento nutrizionale, terapia marziale e, in collaborazione con la HFC, ottimizzazione della terapia dello SC. È stato dunque completato l’iter diagnostico mediante esecuzione di RMN cardiaca, positiva per fibrosi non ischemica, e coronarografia, negativa, a cui ha fatto seguito impianto di PM-ICD. Sul piano farmacologico, sono stati introdotti empaglifozin, sacubitril/valsartan, ranolazina ed è stato eseguito ciclo di levosimendan. Dopo 6 mesi di PPM si è assistito a incremento della FE (38% vs 25%), riduzione del NT-proBNP (700 vs 4988 pg/mL) e mitigazione dei sintomi cardiologici. Si è rilevato inoltre un netto miglioramento di capacità funzionale (383 vs 269 metri al 6-minute walking test), stato nutrizionale (stadio B vs stadio C al test PG-SGA) e forza muscolare (handgrip test 14.6 vs 8.5 kg). Alla luce dell’ottima risposta all’ottimizzazione preoperatoria, è stato dunque deciso, dopo discussione collegiale (anestesista, cardiologo esperto di scompenso cardiaco, chirurgo e paziente) di procedere con l’intervento chirurgico.
Conclusioni: Il caso clinico presentato suggerisce che un approccio preabilitativo multimodale, multidisciplinare e multiprofessionale, basato sulla collaborazione tra Centri di Preabilitazione e Heart Failure Clinic, può essere efficace nel migliorare la capacità funzionale preoperatoria del paziente con SC.