OBIETTIVI: Il defibrillatore automatico impiantabile è un dispositivo che condivide tutte le funzioni del pacemakere pertanto genera degli impulsi elettrici, che stimolano la contrazione di uno o più atri e/o ventricoli in presenza di disturbi della genesi o della conduzione dell’impulso elettrico, consentendo così al cuore di svolgere in maniera adeguata il suo ruolo di pompa, ma ha anche la capacità di poter erogare, in caso di un’aritmia potenzialmente letale una scarica elettrica al cuore attuando un “reset” del battito e ristabilendo un ritmo regolare.
METODI: L’intervento prevede il posizionamento di un cardioverter sottocutaneo grande quanto un orologio all’altezza del grande dorsale, collegato con degli elettrocateteri al cuore. Eseguito con anestesia locale, in un primo momento si crea la tasca che permette di posizionare il defibrillatore: successivamente si esegue una piccola incisione al di sotto dello sterno per posizionare l’elettrodo da collegare al cuore. L’intervento per l’impianto di un defibrillatore cardiaco automatico viene eseguito da un medico elettrofisiologo, due infermieri e 2 tecnici di sala ed ha una durata compresa tra i 45 minuti e le 2 ore.
RISULTATI: Sono stati impiantati, presso la nostra U.O di Elettrofisiologia, nel periodo che va dal 01-06-2022 al 28-12-2023, 165 dispositivi (Def Bicamerali, Def Biventricolari, Stimolazione di branca sinistra) Si sono registrate complicanze periprocedurali minori intorno allo 5% (8) in linea con i dati presenti in letteratura, tutte gestibili e legate al sito di puntura in succlavia o alla tasca sottocutanea.Tutti i dispositivi sono stati collegati a monitoraggio remoto con personale dedicato che si occupava della modifica della terapia farmacologica in corso e dell’ eventuale rivalutazione clinica del paziente.
CONCLUSIONI: L’ impianto di defibrillatori bicamerali e biventricolari secondo i criteri vigenti delle Linee guida ESC associati a terapia medica ottimale quando possibile (Inibitori SGLT2, ARNI, Bbloccanti, Antialdosteronici, Vericiguat), ad ambulatori dello scompenso cardiaco dedicati, ricoveri in regime di DH per somministrazione di Levosimendan con cadenza quindicinale (nei pazienti in classe Nyha III e IV) e sistemi di tele monitoraggio dei dispositivi impiantati ha senza ombra di dubbio migliorato la prognosi di questa condizione cardiaca riducendo leriospedalizzazioni per scompenso cardiaco a 12 su 165 dispositivi impiantati (7.2%) nel periodo di osservazione.