Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri

CONGRESS ABSTRACT

CONGRESS ABSTRACT

P238

TERAPIA DI MODULAZIONE DELLA CONTRATTILITÀ CARDIACA: INIZIALE ESPERIENZA MONOCENTRICA.

A. D'Alleva, D. Sacchetta, R. Magnano, D. Forlani, M. Di Marco, L. Pezzi, P. Vitulli, F. Fulgenzi, E. Verrengia, L. Paloscia
CARDIOLOGIA-UTIC OSPEDALE CIVILE PESCARA, CARDIOLOGIA-UTIC OSPEDALE CIVILE PESCARA, CARDIOLOGIA-UTIC OSPEDALE CIVILE PESCARA, CARDIOLOGIA-UTIC OSPEDALE CIVILE PESCARA, CARDIOLOGIA-UTIC OSPEDALE CIVILE PESCARA, CARDIOLOGIA-UTIC OSPEDALE CIVILE PESCARA, CARDIOLOGIA-UTIC OSPEDALE CIVILE PESCARA, CARDIOLOGIA-UTIC OSPEDALE CIVILE PESCARA, CARDIOLOGIA-UTIC OSPEDALE CIVILE PESCARA, CARDIOLOGIA-UTIC OSPEDALE CIVILE PESCARA

La terapia di modulazione della contrattilità cardiaca consiste nell’erogazione, da parte di un device impiantato nel paziente a livello della regione sottoclaveare e collegato al cuore tramite elettrocateteri che inviano impulsi elettrici ad alta intensità all’interno del cosiddetto periodo refrattario assoluto del potenziale d’azione miocardico. Tali impulsi vengono erogati durante cicli di 1 ora 7 volte al giorno, intervallati ciascuno da pause di 2-3 ore. La CCM ha mostrato di riuscire a migliorare la contrattilità miocardica attraverso una migliore gestione da parte del cardiomiocita del calcio intracellulare, esercitando effetti a breve e a lungo termine, riuscendo persino ad indurre una rimodulazione positiva dell’espressione genica delle cellule cardiache. Le recenti linee guida ESC 2021 indicano che la terapia di modulazione della contrattilità cardiaca (CCM) è stata valutata in pazienti con scompenso cardiaco, FE 25% e il 45% e normale durata QRS (<130 ms) considerando gli endpoints pVO2, QoL, 6MWT. La modulazione della contrattilità cardiaca migliora i sintomi e la tolleranza all'esercizio fisico e riduce la riospedalizzazione per scompenso cardiaco (HF). Lo scopo di questo lavoro è quello di mostrare la nostra piccola esperienza sull’utilizzo del CCM nei pazienti affetti da scompenso cardiaco. Materiali e metodi: 4 pazienti di sesso maschile, di età compresa tra 38-75 anni, affetti da scompenso cardiaco, in terapia medica ottimale, classe NYHA III-IV, QRS <130 msec, FE 25-45%, ricoverati per eseguire impianto di CCM. Valutata classe NYHA, FE e BNP. Impiantato il dispositivo nei 4 pazienti senza complicanze di rilievo. Risultati: Nel follow up a 3 e 6 mesi i pazienti hanno riferito un miglioramento della sintomatologia, miglior capacità di esercizio e di conseguenza passaggio ad una classe NYHA più bassa (II-III). I valori di BNP sono risultati più bassi rispetto al basale. Al controllo del defibrillatore, il trend dell’accumulo di liquidi mediante algoritmo optivol non ha mostrato livelli di accumulo importanti. Non ulteriori ricoveri per riacutizzazione dello scompenso cardiaco. Conclusione: I dati limitati alla nostra piccola esperienza, mostrano come il CCM produce risultati simili a quelli dimostrati in studi precedenti in soggetti con il 25%≤LVEF≤45% e QRS <130 ms; la terapia CCM migliora gli outcome clinici in termini di tolleranza all'esercizio e di qualità di vita, sopravvivenza a lungo termine e riduce le ospedalizzazioni.