Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri

CONGRESS ABSTRACT

CONGRESS ABSTRACT

P230

RETE PER LO SHOCK CARDIOGENO: DALL' ANGIOPLASTICA PRIMARIA ALL' IMPIANTO DI VAD

C. Sorini Dini, M. Maccherini, S. Bernazzali, B. Natali, R. Codecasa, A. Antenore, F. Bellandi, S. Valente
AOU SENESE OSPEDALE S. MARIA ALLE SCOTTE, AOU SENESE OSPEDALE S. MARIA ALLE SCOTTE, AOU SENESE, FTGM – STABILIMENTO DI MASSA, AOU CAREGGI, AOU SENESE, OSPEDALE SANTO STEFANO, AOU SENESE OSPEDALE S. MARIA ALLE SCOTTE

Riportiamo il caso di un uomo di 75 anni, pregresso fumatore e con nota lieve arteriopatia degli arti inferiori, che improvvisamente ha presentato un dolore toracico. All’ arrivo del 118 segni ECG di STEMI anteriore, che dopo alcuni minuti si è complicato con arresto cardiaco extra-ospedaliero da ritmo defibrillabile. Dopo manovre di RCP e un DC-shock è stato ottenuto un rapido ROSC e predisposto il trasferimento verso l’ospedale di primo ricovero, dove è stata eseguita la coronarografia. L’ esame ha mostrato estesa trombosi di Cx ed IVA ostiali, trattate con tromboaspirazione ed angioplastica a pallone. Durante la procedura comparsa di shock cardiogeno per cui il pz è stato supportato con inotropi, IABP e sottoposto a ventilazione meccanica. La mattina seguente, per il persistere di instabilità emodinamica è stato trasferito presso l’ospedale di II livello, dotato di tutti i device di supporto meccanico (MCS) e con cardiochirurgia in sede. Lì è stato incrementato il supporto ino-vasopressorio, eseguito impianto di Impella CP ed iniziata terapia sostitutiva renale (CRRT). Dopo 3 giorni per il persistere di shock cardiogeno refrattario (stadio D) il pz è stato trasferito presso l’UTIC del nostro ospedale, dotato di programma trapianto cardiaco/VAD. Dopo 5 giorni il pz è stato svezzato da Impella CP, due giorni dopo estubato e più lentamente svezzato da CRRT, con dimostrazione di assenza di danni neurologici. All’ ecocg persisteva una severa disfunzione del Vsx (FE 20%) con insufficienza mitralica severa funzionale e buona funzione del Vdx, confermato anche da studio strain. Nelle settimane successive ripetuti episodi di congestione polmonare con necessità di NIV e cicli di nitroprussiato e numerosi episodi di bassa portata con necessità di lunghi periodi di inotropi, che hanno reso impossibile il trasferimento dall’ UTIC in setting a più bassa intensità. Nonostante la fattibilità di impianto di Mitraclip, visto i numerosi episodi di bassa portata e i ridotti valori di indice cardiaco, è stato deciso in sede di Heart Team di procedere all’impianto di VAD, dopo  screening che ha escluso controindicazioni.Dopo 72 giorni dallo STEMI è stato eseguito con successo impianto di VAD. Il successivo decorso non ha mostrato complicanze significative. CONCLUSIONI: la presenza di una rete locale per lo shock cardiogeno ha permesso di ottimizzare il percorso di cura su più livelli e gestire in modo integrato il complesso trattamento di questo paziente
Riportiamo il caso di un uomo di 75 anni, pregresso fumatore e con nota lieve arteriopatia degli arti inferiori, che improvvisamente ha presentato un dolore toracico. All’ arrivo del 118 segni ECG di STEMI anteriore, che dopo alcuni minuti si è complicato con arresto cardiaco extra-ospedaliero da ritmo defibrillabile. Dopo manovre di RCP e un DC-shock è stato ottenuto un rapido ROSC e predisposto il trasferimento verso l’ospedale di primo ricovero, dove è stata eseguita la coronarografia. L’ esame ha mostrato estesa trombosi di Cx ed IVA ostiali, trattate con tromboaspirazione ed angioplastica a pallone. Durante la procedura comparsa di shock cardiogeno per cui il pz è stato supportato con inotropi, IABP e sottoposto a ventilazione meccanica. La mattina seguente, per il persistere di instabilità emodinamica è stato trasferito presso l’ospedale di II livello, dotato di tutti i device di supporto meccanico (MCS) e con cardiochirurgia in sede. Lì è stato incrementato il supporto ino-vasopressorio, eseguito impianto di Impella CP ed iniziata terapia sostitutiva renale (CRRT). Dopo 3 giorni per il persistere di shock cardiogeno refrattario (stadio D) il pz è stato trasferito presso l’UTIC del nostro ospedale, dotato di programma trapianto cardiaco/VAD. Dopo 5 giorni il pz è stato svezzato da Impella CP, due giorni dopo estubato e più lentamente svezzato da CRRT, con dimostrazione di assenza di danni neurologici. All’ ecocg persisteva una severa disfunzione del Vsx (FE 20%) con insufficienza mitralica severa funzionale e buona funzione del Vdx, confermato anche da studio strain. Nelle settimane successive ripetuti episodi di congestione polmonare con necessità di NIV e cicli di nitroprussiato e numerosi episodi di bassa portata con necessità di lunghi periodi di inotropi, che hanno reso impossibile il trasferimento dall’ UTIC in setting a più bassa intensità. Nonostante la fattibilità di impianto di Mitraclip, visto i numerosi episodi di bassa portata e i ridotti valori di indice cardiaco, è stato deciso in sede di Heart Team di procedere all’impianto di VAD, dopo  screening che ha escluso controindicazioni.Dopo 72 giorni dallo STEMI è stato eseguito con successo impianto di VAD. Il successivo decorso non ha mostrato complicanze significative. CONCLUSIONI: la presenza di una rete locale per lo shock cardiogeno ha permesso di ottimizzare il percorso di cura su più livelli e gestire in modo integrato il complesso trattamento di questo paziente
Riportiamo il caso di un uomo di 75 anni, pregresso fumatore e con nota lieve arteriopatia degli arti inferiori, che improvvisamente ha presentato un dolore toracico. All’ arrivo del 118 segni ECG di STEMI anteriore, che dopo alcuni minuti si è complicato con arresto cardiaco extra-ospedaliero da ritmo defibrillabile. Dopo manovre di RCP e un DC-shock è stato ottenuto un rapido ROSC e predisposto il trasferimento verso l’ospedale di primo ricovero, dove è stata eseguita la coronarografia. L’ esame ha mostrato estesa trombosi di Cx ed IVA ostiali, trattate con tromboaspirazione ed angioplastica a pallone. Durante la procedura comparsa di shock cardiogeno per cui il pz è stato supportato con inotropi, IABP e sottoposto a ventilazione meccanica. La mattina seguente, per il persistere di instabilità emodinamica è stato trasferito presso l’ospedale di II livello, dotato di tutti i device di supporto meccanico (MCS) e con cardiochirurgia in sede. Lì è stato incrementato il supporto ino-vasopressorio, eseguito impianto di Impella CP ed iniziata terapia sostitutiva renale (CRRT). Dopo 3 giorni per il persistere di shock cardiogeno refrattario (stadio D) il pz è stato trasferito presso l’UTIC del nostro ospedale, dotato di programma trapianto cardiaco/VAD. Dopo 5 giorni il pz è stato svezzato da Impella CP, due giorni dopo estubato e più lentamente svezzato da CRRT, con dimostrazione di assenza di danni neurologici. All’ ecocg persisteva una severa disfunzione del Vsx (FE 20%) con insufficienza mitralica severa funzionale e buona funzione del Vdx, confermato anche da studio strain. Nelle settimane successive ripetuti episodi di congestione polmonare con necessità di NIV e cicli di nitroprussiato e numerosi episodi di bassa portata con necessità di lunghi periodi di inotropi, che hanno reso impossibile il trasferimento dall’ UTIC in setting a più bassa intensità. Nonostante la fattibilità di impianto di Mitraclip, visto i numerosi episodi di bassa portata e i ridotti valori di indice cardiaco, è stato deciso in sede di Heart Team di procedere all’impianto di VAD, dopo  screening che ha escluso controindicazioni.Dopo 72 giorni dallo STEMI è stato eseguito con successo impianto di VAD. Il successivo decorso non ha mostrato complicanze significative. CONCLUSIONI: la presenza di una rete locale per lo shock cardiogeno ha permesso di ottimizzare il percorso di cura su più livelli e gestire in modo integrato il complesso trattamento di questo paziente
Riportiamo il caso di un uomo di 75 anni, pregresso fumatore e con nota lieve arteriopatia degli arti inferiori, che improvvisamente ha presentato un dolore toracico. All’ arrivo del 118 segni ECG di STEMI anteriore, che dopo alcuni minuti si è complicato con arresto cardiaco extra-ospedaliero da ritmo defibrillabile. Dopo manovre di RCP e un DC-shock è stato ottenuto un rapido ROSC e predisposto il trasferimento verso l’ospedale di primo ricovero, dove è stata eseguita la coronarografia. L’ esame ha mostrato estesa trombosi di Cx ed IVA ostiali, trattate con tromboaspirazione ed angioplastica a pallone. Durante la procedura comparsa di shock cardiogeno per cui il pz è stato supportato con inotropi, IABP e sottoposto a ventilazione meccanica. La mattina seguente, per il persistere di instabilità emodinamica è stato trasferito presso l’ospedale di II livello, dotato di tutti i device di supporto meccanico (MCS) e con cardiochirurgia in sede. Lì è stato incrementato il supporto ino-vasopressorio, eseguito impianto di Impella CP ed iniziata terapia sostitutiva renale (CRRT). Dopo 3 giorni per il persistere di shock cardiogeno refrattario (stadio D) il pz è stato trasferito presso l’UTIC del nostro ospedale, dotato di programma trapianto cardiaco/VAD. Dopo 5 giorni il pz è stato svezzato da Impella CP, due giorni dopo estubato e più lentamente svezzato da CRRT, con dimostrazione di assenza di danni neurologici. All’ ecocg persisteva una severa disfunzione del Vsx (FE 20%) con insufficienza mitralica severa funzionale e buona funzione del Vdx, confermato anche da studio strain. Nelle settimane successive ripetuti episodi di congestione polmonare con necessità di NIV e cicli di nitroprussiato e numerosi episodi di bassa portata con necessità di lunghi periodi di inotropi, che hanno reso impossibile il trasferimento dall’ UTIC in setting a più bassa intensità. Nonostante la fattibilità di impianto di Mitraclip, visto i numerosi episodi di bassa portata e i ridotti valori di indice cardiaco, è stato deciso in sede di Heart Team di procedere all’impianto di VAD, dopo  screening che ha escluso controindicazioni.Dopo 72 giorni dallo STEMI è stato eseguito con successo impianto di VAD. Il successivo decorso non ha mostrato complicanze significative. CONCLUSIONI: la presenza di una rete locale per lo shock cardiogeno ha permesso di ottimizzare il percorso di cura su più livelli e gestire in modo integrato il complesso trattamento di questo paziente
Riportiamo il caso di un uomo di 75 anni, pregresso fumatore e con nota lieve arteriopatia degli arti inferiori, che improvvisamente ha presentato un dolore toracico. All’ arrivo del 118 segni ECG di STEMI anteriore, che dopo alcuni minuti si è complicato con arresto cardiaco extra-ospedaliero da ritmo defibrillabile. Dopo manovre di RCP e un DC-shock è stato ottenuto un rapido ROSC e predisposto il trasferimento verso l’ospedale di primo ricovero, dove è stata eseguita la coronarografia. L’ esame ha mostrato estesa trombosi di Cx ed IVA ostiali, trattate con tromboaspirazione ed angioplastica a pallone. Durante la procedura comparsa di shock cardiogeno per cui il pz è stato supportato con inotropi, IABP e sottoposto a ventilazione meccanica. La mattina seguente, per il persistere di instabilità emodinamica è stato trasferito presso l’ospedale di II livello, dotato di tutti i device di supporto meccanico (MCS) e con cardiochirurgia in sede. Lì è stato incrementato il supporto ino-vasopressorio, eseguito impianto di Impella CP ed iniziata terapia sostitutiva renale (CRRT). Dopo 3 giorni per il persistere di shock cardiogeno refrattario (stadio D) il pz è stato trasferito presso l’UTIC del nostro ospedale, dotato di programma trapianto cardiaco/VAD. Dopo 5 giorni il pz è stato svezzato da Impella CP, due giorni dopo estubato e più lentamente svezzato da CRRT, con dimostrazione di assenza di danni neurologici. All’ ecocg persisteva una severa disfunzione del Vsx (FE 20%) con insufficienza mitralica severa funzionale e buona funzione del Vdx, confermato anche da studio strain. Nelle settimane successive ripetuti episodi di congestione polmonare con necessità di NIV e cicli di nitroprussiato e numerosi episodi di bassa portata con necessità di lunghi periodi di inotropi, che hanno reso impossibile il trasferimento dall’ UTIC in setting a più bassa intensità. Nonostante la fattibilità di impianto di Mitraclip, visto i numerosi episodi di bassa portata e i ridotti valori di indice cardiaco, è stato deciso in sede di Heart Team di procedere all’impianto di VAD, dopo  screening che ha escluso controindicazioni.Dopo 72 giorni dallo STEMI è stato eseguito con successo impianto di VAD. Il successivo decorso non ha mostrato complicanze significative. CONCLUSIONI: la presenza di una rete locale per lo shock cardiogeno ha permesso di ottimizzare il percorso di cura su più livelli e gestire in modo integrato il complesso trattamento di questo paziente
Riportiamo il caso di un uomo di 75 anni, pregresso fumatore e con nota lieve arteriopatia degli arti inferiori, che improvvisamente ha presentato un dolore toracico. All’ arrivo del 118 segni ECG di STEMI anteriore, che dopo alcuni minuti si è complicato con arresto cardiaco extra-ospedaliero da ritmo defibrillabile. Dopo manovre di RCP e un DC-shock è stato ottenuto un rapido ROSC e predisposto il trasferimento verso l’ospedale di primo ricovero, dove è stata eseguita la coronarografia. L’ esame ha mostrato estesa trombosi di Cx ed IVA ostiali, trattate con tromboaspirazione ed angioplastica a pallone. Durante la procedura comparsa di shock cardiogeno per cui il pz è stato supportato con inotropi, IABP e sottoposto a ventilazione meccanica. La mattina seguente, per il persistere di instabilità emodinamica è stato trasferito presso l’ospedale di II livello, dotato di tutti i device di supporto meccanico (MCS) e con cardiochirurgia in sede. Lì è stato incrementato il supporto ino-vasopressorio, eseguito impianto di Impella CP ed iniziata terapia sostitutiva renale (CRRT). Dopo 3 giorni per il persistere di shock cardiogeno refrattario (stadio D) il pz è stato trasferito presso l’UTIC del nostro ospedale, dotato di programma trapianto cardiaco/VAD. Dopo 5 giorni il pz è stato svezzato da Impella CP, due giorni dopo estubato e più lentamente svezzato da CRRT, con dimostrazione di assenza di danni neurologici. All’ ecocg persisteva una severa disfunzione del Vsx (FE 20%) con insufficienza mitralica severa funzionale e buona funzione del Vdx, confermato anche da studio strain. Nelle settimane successive ripetuti episodi di congestione polmonare con necessità di NIV e cicli di nitroprussiato e numerosi episodi di bassa portata con necessità di lunghi periodi di inotropi, che hanno reso impossibile il trasferimento dall’ UTIC in setting a più bassa intensità. Nonostante la fattibilità di impianto di Mitraclip, visto i numerosi episodi di bassa portata e i ridotti valori di indice cardiaco, è stato deciso in sede di Heart Team di procedere all’impianto di VAD, dopo  screening che ha escluso controindicazioni.Dopo 72 giorni dallo STEMI è stato eseguito con successo impianto di VAD. Il successivo decorso non ha mostrato complicanze significative. CONCLUSIONI: la presenza di una rete locale per lo shock cardiogeno ha permesso di ottimizzare il percorso di cura su più livelli e gestire in modo integrato il complesso trattamento di questo paziente
Riportiamo il caso di un uomo di 75 anni, pregresso fumatore e con nota lieve arteriopatia degli arti inferiori, che improvvisamente ha presentato un dolore toracico. All’ arrivo del 118 segni ECG di STEMI anteriore, che dopo alcuni minuti si è complicato con arresto cardiaco extra-ospedaliero da ritmo defibrillabile. Dopo manovre di RCP e un DC-shock è stato ottenuto un rapido ROSC e predisposto il trasferimento verso l’ospedale di primo ricovero, dove è stata eseguita la coronarografia. L’ esame ha mostrato estesa trombosi di Cx ed IVA ostiali, trattate con tromboaspirazione ed angioplastica a pallone. Durante la procedura comparsa di shock cardiogeno per cui il pz è stato supportato con inotropi, IABP e sottoposto a ventilazione meccanica. La mattina seguente, per il persistere di instabilità emodinamica è stato trasferito presso l’ospedale di II livello, dotato di tutti i device di supporto meccanico (MCS) e con cardiochirurgia in sede. Lì è stato incrementato il supporto ino-vasopressorio, eseguito impianto di Impella CP ed iniziata terapia sostitutiva renale (CRRT). Dopo 3 giorni per il persistere di shock cardiogeno refrattario (stadio D) il pz è stato trasferito presso l’UTIC del nostro ospedale, dotato di programma trapianto cardiaco/VAD. Dopo 5 giorni il pz è stato svezzato da Impella CP, due giorni dopo estubato e più lentamente svezzato da CRRT, con dimostrazione di assenza di danni neurologici. All’ ecocg persisteva una severa disfunzione del Vsx (FE 20%) con insufficienza mitralica severa funzionale e buona funzione del Vdx, confermato anche da studio strain. Nelle settimane successive ripetuti episodi di congestione polmonare con necessità di NIV e cicli di nitroprussiato e numerosi episodi di bassa portata con necessità di lunghi periodi di inotropi, che hanno reso impossibile il trasferimento dall’ UTIC in setting a più bassa intensità. Nonostante la fattibilità di impianto di Mitraclip, visto i numerosi episodi di bassa portata e i ridotti valori di indice cardiaco, è stato deciso in sede di Heart Team di procedere all’impianto di VAD, dopo  screening che ha escluso controindicazioni.Dopo 72 giorni dallo STEMI è stato eseguito con successo impianto di VAD. Il successivo decorso non ha mostrato complicanze significative. CONCLUSIONI: la presenza di una rete locale per lo shock cardiogeno ha permesso di ottimizzare il percorso di cura su più livelli e gestire in modo integrato il complesso trattamento di questo paziente
Riportiamo il caso di un uomo di 75 anni, pregresso fumatore e con nota lieve arteriopatia degli arti inferiori, che improvvisamente ha presentato un dolore toracico. All’ arrivo del 118 segni ECG di STEMI anteriore, che dopo alcuni minuti si è complicato con arresto cardiaco extra-ospedaliero da ritmo defibrillabile. Dopo manovre di RCP e un DC-shock è stato ottenuto un rapido ROSC e predisposto il trasferimento verso l’ospedale di primo ricovero, dove è stata eseguita la coronarografia. L’ esame ha mostrato estesa trombosi di Cx ed IVA ostiali, trattate con tromboaspirazione ed angioplastica a pallone. Durante la procedura comparsa di shock cardiogeno per cui il pz è stato supportato con inotropi, IABP e sottoposto a ventilazione meccanica. La mattina seguente, per il persistere di instabilità emodinamica è stato trasferito presso l’ospedale di II livello, dotato di tutti i device di supporto meccanico (MCS) e con cardiochirurgia in sede. Lì è stato incrementato il supporto ino-vasopressorio, eseguito impianto di Impella CP ed iniziata terapia sostitutiva renale (CRRT). Dopo 3 giorni per il persistere di shock cardiogeno refrattario (stadio D) il pz è stato trasferito presso l’UTIC del nostro ospedale, dotato di programma trapianto cardiaco/VAD. Dopo 5 giorni il pz è stato svezzato da Impella CP, due giorni dopo estubato e più lentamente svezzato da CRRT, con dimostrazione di assenza di danni neurologici. All’ ecocg persisteva una severa disfunzione del Vsx (FE 20%) con insufficienza mitralica severa funzionale e buona funzione del Vdx, confermato anche da studio strain. Nelle settimane successive ripetuti episodi di congestione polmonare con necessità di NIV e cicli di nitroprussiato e numerosi episodi di bassa portata con necessità di lunghi periodi di inotropi, che hanno reso impossibile il trasferimento dall’ UTIC in setting a più bassa intensità. Nonostante la fattibilità di impianto di Mitraclip, visto i numerosi episodi di bassa portata e i ridotti valori di indice cardiaco, è stato deciso in sede di Heart Team di procedere all’impianto di VAD, dopo  screening che ha escluso controindicazioni.Dopo 72 giorni dallo STEMI è stato eseguito con successo impianto di VAD. Il successivo decorso non ha mostrato complicanze significative. CONCLUSIONI: la presenza di una rete locale per lo shock cardiogeno ha permesso di ottimizzare il percorso di cura su più livelli e gestire in modo integrato il complesso trattamento di questo paziente