Riportiamo il caso di un uomo di 75 anni, pregresso fumatore e con nota lieve arteriopatia degli arti inferiori, che improvvisamente ha presentato un dolore toracico. All’ arrivo del 118 segni ECG di STEMI anteriore, che dopo alcuni minuti si è complicato con arresto cardiaco extra-ospedaliero da ritmo defibrillabile. Dopo manovre di RCP e un DC-shock è stato ottenuto un rapido ROSC e predisposto il trasferimento verso l’ospedale di primo ricovero, dove è stata eseguita la coronarografia. L’ esame ha mostrato estesa trombosi di Cx ed IVA ostiali, trattate con tromboaspirazione ed angioplastica a pallone. Durante la procedura comparsa di shock cardiogeno per cui il pz è stato supportato con inotropi, IABP e sottoposto a ventilazione meccanica. La mattina seguente, per il persistere di instabilità emodinamica è stato trasferito presso l’ospedale di II livello, dotato di tutti i device di supporto meccanico (MCS) e con cardiochirurgia in sede. Lì è stato incrementato il supporto ino-vasopressorio, eseguito impianto di Impella CP ed iniziata terapia sostitutiva renale (CRRT). Dopo 3 giorni per il persistere di shock cardiogeno refrattario (stadio D) il pz è stato trasferito presso l’UTIC del nostro ospedale, dotato di programma trapianto cardiaco/VAD. Dopo 5 giorni il pz è stato svezzato da Impella CP, due giorni dopo estubato e più lentamente svezzato da CRRT, con dimostrazione di assenza di danni neurologici. All’ ecocg persisteva una severa disfunzione del Vsx (FE 20%) con insufficienza mitralica severa funzionale e buona funzione del Vdx, confermato anche da studio strain. Nelle settimane successive ripetuti episodi di congestione polmonare con necessità di NIV e cicli di nitroprussiato e numerosi episodi di bassa portata con necessità di lunghi periodi di inotropi, che hanno reso impossibile il trasferimento dall’ UTIC in setting a più bassa intensità. Nonostante la fattibilità di impianto di Mitraclip, visto i numerosi episodi di bassa portata e i ridotti valori di indice cardiaco, è stato deciso in sede di Heart Team di procedere all’impianto di VAD, dopo screening che ha escluso controindicazioni.Dopo 72 giorni dallo STEMI è stato eseguito con successo impianto di VAD. Il successivo decorso non ha mostrato complicanze significative. CONCLUSIONI: la presenza di una rete locale per lo shock cardiogeno ha permesso di ottimizzare il percorso di cura su più livelli e gestire in modo integrato il complesso trattamento di questo paziente
Riportiamo il caso di un uomo di 75 anni, pregresso fumatore e con nota lieve arteriopatia degli arti inferiori, che improvvisamente ha presentato un dolore toracico. All’ arrivo del 118 segni ECG di STEMI anteriore, che dopo alcuni minuti si è complicato con arresto cardiaco extra-ospedaliero da ritmo defibrillabile. Dopo manovre di RCP e un DC-shock è stato ottenuto un rapido ROSC e predisposto il trasferimento verso l’ospedale di primo ricovero, dove è stata eseguita la coronarografia. L’ esame ha mostrato estesa trombosi di Cx ed IVA ostiali, trattate con tromboaspirazione ed angioplastica a pallone. Durante la procedura comparsa di shock cardiogeno per cui il pz è stato supportato con inotropi, IABP e sottoposto a ventilazione meccanica. La mattina seguente, per il persistere di instabilità emodinamica è stato trasferito presso l’ospedale di II livello, dotato di tutti i device di supporto meccanico (MCS) e con cardiochirurgia in sede. Lì è stato incrementato il supporto ino-vasopressorio, eseguito impianto di Impella CP ed iniziata terapia sostitutiva renale (CRRT). Dopo 3 giorni per il persistere di shock cardiogeno refrattario (stadio D) il pz è stato trasferito presso l’UTIC del nostro ospedale, dotato di programma trapianto cardiaco/VAD. Dopo 5 giorni il pz è stato svezzato da Impella CP, due giorni dopo estubato e più lentamente svezzato da CRRT, con dimostrazione di assenza di danni neurologici. All’ ecocg persisteva una severa disfunzione del Vsx (FE 20%) con insufficienza mitralica severa funzionale e buona funzione del Vdx, confermato anche da studio strain. Nelle settimane successive ripetuti episodi di congestione polmonare con necessità di NIV e cicli di nitroprussiato e numerosi episodi di bassa portata con necessità di lunghi periodi di inotropi, che hanno reso impossibile il trasferimento dall’ UTIC in setting a più bassa intensità. Nonostante la fattibilità di impianto di Mitraclip, visto i numerosi episodi di bassa portata e i ridotti valori di indice cardiaco, è stato deciso in sede di Heart Team di procedere all’impianto di VAD, dopo screening che ha escluso controindicazioni.Dopo 72 giorni dallo STEMI è stato eseguito con successo impianto di VAD. Il successivo decorso non ha mostrato complicanze significative. CONCLUSIONI: la presenza di una rete locale per lo shock cardiogeno ha permesso di ottimizzare il percorso di cura su più livelli e gestire in modo integrato il complesso trattamento di questo paziente
Riportiamo il caso di un uomo di 75 anni, pregresso fumatore e con nota lieve arteriopatia degli arti inferiori, che improvvisamente ha presentato un dolore toracico. All’ arrivo del 118 segni ECG di STEMI anteriore, che dopo alcuni minuti si è complicato con arresto cardiaco extra-ospedaliero da ritmo defibrillabile. Dopo manovre di RCP e un DC-shock è stato ottenuto un rapido ROSC e predisposto il trasferimento verso l’ospedale di primo ricovero, dove è stata eseguita la coronarografia. L’ esame ha mostrato estesa trombosi di Cx ed IVA ostiali, trattate con tromboaspirazione ed angioplastica a pallone. Durante la procedura comparsa di shock cardiogeno per cui il pz è stato supportato con inotropi, IABP e sottoposto a ventilazione meccanica. La mattina seguente, per il persistere di instabilità emodinamica è stato trasferito presso l’ospedale di II livello, dotato di tutti i device di supporto meccanico (MCS) e con cardiochirurgia in sede. Lì è stato incrementato il supporto ino-vasopressorio, eseguito impianto di Impella CP ed iniziata terapia sostitutiva renale (CRRT). Dopo 3 giorni per il persistere di shock cardiogeno refrattario (stadio D) il pz è stato trasferito presso l’UTIC del nostro ospedale, dotato di programma trapianto cardiaco/VAD. Dopo 5 giorni il pz è stato svezzato da Impella CP, due giorni dopo estubato e più lentamente svezzato da CRRT, con dimostrazione di assenza di danni neurologici. All’ ecocg persisteva una severa disfunzione del Vsx (FE 20%) con insufficienza mitralica severa funzionale e buona funzione del Vdx, confermato anche da studio strain. Nelle settimane successive ripetuti episodi di congestione polmonare con necessità di NIV e cicli di nitroprussiato e numerosi episodi di bassa portata con necessità di lunghi periodi di inotropi, che hanno reso impossibile il trasferimento dall’ UTIC in setting a più bassa intensità. Nonostante la fattibilità di impianto di Mitraclip, visto i numerosi episodi di bassa portata e i ridotti valori di indice cardiaco, è stato deciso in sede di Heart Team di procedere all’impianto di VAD, dopo screening che ha escluso controindicazioni.Dopo 72 giorni dallo STEMI è stato eseguito con successo impianto di VAD. Il successivo decorso non ha mostrato complicanze significative. CONCLUSIONI: la presenza di una rete locale per lo shock cardiogeno ha permesso di ottimizzare il percorso di cura su più livelli e gestire in modo integrato il complesso trattamento di questo paziente
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