L’incidenza e la prevalenza di scompenso cardiaco(SC) sono in costante aumento e rappresentano un problema fondamentale per le ospedalizzazioni dei pazienti e per i costi sanitari che ne conseguono. Nelle ultime LG Europee è stata sottolineata l’importanza dell’ottimizzazione terapeutica nei pazienti affetti da (SCC) per migliorare la prognosi.. Ciò è stato confermato dai risultati del trial SHIFT, volto a stabilire l’efficacia di Ivabradina in aggiunta alla terapia per lo SC. Nei pazienti affetti da SC sintomatico con disfunzione sistolica ventricolare sinistra è stato eseguito lo studioSHIFT. I pazienti erano in classe NYHA tra II e IV e con almeno una ospedalizzazione per riacutizzazione di SC nell’anno precedente, sono stati randomizzati a ricevere Ivabradina a una dose iniziale di 5 mg 2 volte al giorno. Tutti i pazienti erano trattati al dosaggio ottimale della terapia, con ACE-I o Sartani (90%), BB (90%) e MRA (60%). Il FW medio è stato di 24 mesi. I pazienti che hanno ricevuto Ivabradina hanno mostrato una riduzione significativa del 20% di ospedalizzazione per riacutizzazione di scompenso. Questi risultati sono stati confermati anche dal miglioramento del quadro clinico sulla base della classificazione NYHA e della frazione di eiezione. Anche nella nostra pratica clinica abbiamo riscontrato lo stesso risultato: 6 pazienti di età media (70-75anni) , affetti da SC con severa disfunzione sistolica ventricolare sinistra (NHYA III), e ipertensione arteriosa in terapia standard ottimale per SC secondo LG, giungono a valutazione ambulatoriale per follow-up clinico e strumentale. Al controllo presentano all’ecocardiogramma cardiopatia dilatativa con severa disfunzione sistolica ventricolare sinistra (FE 35-38%). Come da LG, è stata introdotta la terapia con Ivabradina 5 mg x 2/die. Alla rivalutazione clinica, dopo 6 mesi di terapia, è stato notato un miglioramento della classe funzionale di SC (da NYHA III a NYHA II) e della frazione d’eiezione (da 38% a 45%). Conclusioni : Ivabradina, insieme alla terapia medica ottimale per lo SC, ha ridotto le ospedalizzazioni per SC, ha aumentato la sopravvivenza e migliorato i sintomi dei pazienti, riducendo il rimodellamento ventricolare sinistro, come confermato dalla nostra pratica clinica. Pertanto la terapia con Ivabradina, in associazione ai BB o da sola, costituisce una scelta terapeutica razionale e sinergica per il miglioramento della prognosi e della qualità di vita nei pazienti con SCC.