Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri

CONGRESS ABSTRACT

CONGRESS ABSTRACT

P213

IMPATTO DI ANEMIA E IMPLEMENTAZIONE ORALE DEL FERRO SU PROGNOSI E GESTIONE DEI PAZIENTI ANZIANI CON STEMI

L. Mircoli, T. Tonella, S. Carugo
FONDAZIONE IRCCS CA’ GRANDA OSPEDALE MAGGIORE POLICLINICO DI MILANO, FONDAZIONE IRCCS CA’ GRANDA OSPEDALE MAGGIORE POLICLINICO DI MILANO, FONDAZIONE IRCCS CA’ GRANDA OSPEDALE MAGGIORE POLICLINICO DI MILANO

Introduzione: i pazienti anziani con infarto miocardico con sopraslivellamento ST (STEMI) presentano morbilità e mortalità elevata sia in ospedale che a lungo termine. Le comorbilità giocano un ruolo chiave nella prognosi, in particolare l'anemia (preesistente o acquisita) è un elemento clinico sempre più emergente che influenza l'esito clinico. Il ruolo prognostico dell'anemia nei pazienti anziani con STEMI non è completamente chiarito. Scopo del presente studio è valutare il ruolo dell'anemia e la sua terapia mediante implementazione orale di ferro in una popolazione molto anziana di pazienti STEMI.

Metodi: abbiamo considerato pazienti STEMI ricoverati nella nostra Unità di Cura Coronarica (UCC) dal 2020 al 2021 con età > 80 anni (n=120). L'emoglobina (Hb, g/dl) è stata considerata al ricovero (T0), alla dimissione (T1) e dopo 6 mesi (T2). Mortalità intraricovero ed a 1 anno, trattamento mediante PCI primaria, sanguinamenti maggiori (criteri TIMI), necessità di trasfusione, interruzione della doppia terapia antipiastrinica (DAPT) sono stati considerati e confrontati tra gruppi di pazienti senza e con anemia (gruppo A, Hb < 13,5 per uomini e <12 per le donne a T1) e senza (gruppo NA). L'implementazione del ferro (sucrosomiale o meno) e la sua tollerabilità sono state considerate solo per il gruppo A. I dati sono stati espressi come media ± DS o valori %.

Risultati: 18 pazienti (15%) avevano anemia al T0 (donne 66%), 4 (22%) hanno mostrato un sanguinamento maggiore intraospedaliero (3, 20%, ha richiesto trasfusioni di sangue), la mortalità intraospedaliera era simile tra A e NA (18% vs 17%). 16 (14%) presentavano una lieve anemia a T1 (14%, gruppo A), l'età media era  aa 86±4. In A 4 (25%) sono deceduti durante il follow-up contro 11 (13%) nel gruppo NA durante il follow-up. In A 20% ha interrotto DAPT (10%in NA). Nel gruppo A 16 pazienti sono stati dimessi con indicazione a terapia marziale a lungo termine, 6 dei quali con sucrosomiale. L'incidenza dell'interruzione del trattamento con ferro è stata del 16% (1 pt) per il sucrosomiale rispetto al 50% (5 pt) per il non sucrosomiale.

Conclusioni: nei pazienti anziani STEMI, 1) anemia in ospedale correla coi sanguinamenti maggiori in ospedale e la necessità di trasfusioni di sangue. 2) anemia alla dimissione influenza l'interruzione della DAPT e la mortalità a lungo termine. 3) l'uso di ferro sucrosomiale riduce la probabilità di interruzione della terapia.Introduzione: i pazienti anziani con infarto miocardico con sopraslivellamento ST (STEMI) presentano morbilità e mortalità elevata sia in ospedale che a lungo termine. Le comorbilità giocano un ruolo chiave nella prognosi, in particolare l'anemia (preesistente o acquisita) è un elemento clinico sempre più emergente che influenza l'esito clinico. Il ruolo prognostico dell'anemia nei pazienti anziani con STEMI non è completamente chiarito. Scopo del presente studio è valutare il ruolo dell'anemia e la sua terapia mediante implementazione orale di ferro in una popolazione molto anziana di pazienti STEMI.

Metodi: abbiamo considerato pazienti STEMI ricoverati nella nostra Unità di Cura Coronarica (UCC) dal 2020 al 2021 con età > 80 anni (n=120). L'emoglobina (Hb, g/dl) è stata considerata al ricovero (T0), alla dimissione (T1) e dopo 6 mesi (T2). Mortalità intraricovero ed a 1 anno, trattamento mediante PCI primaria, sanguinamenti maggiori (criteri TIMI), necessità di trasfusione, interruzione della doppia terapia antipiastrinica (DAPT) sono stati considerati e confrontati tra gruppi di pazienti senza e con anemia (gruppo A, Hb < 13,5 per uomini e <12 per le donne a T1) e senza (gruppo NA). L'implementazione del ferro (sucrosomiale o meno) e la sua tollerabilità sono state considerate solo per il gruppo A. I dati sono stati espressi come media ± DS o valori %.

Risultati: 18 pazienti (15%) avevano anemia al T0 (donne 66%), 4 (22%) hanno mostrato un sanguinamento maggiore intraospedaliero (3, 20%, ha richiesto trasfusioni di sangue), la mortalità intraospedaliera era simile tra A e NA (18% vs 17%). 16 (14%) presentavano una lieve anemia a T1 (14%, gruppo A), l'età media era  aa 86±4. In A 4 (25%) sono deceduti durante il follow-up contro 11 (13%) nel gruppo NA durante il follow-up. In A 20% ha interrotto DAPT (10%in NA). Nel gruppo A 16 pazienti sono stati dimessi con indicazione a terapia marziale a lungo termine, 6 dei quali con sucrosomiale. L'incidenza dell'interruzione del trattamento con ferro è stata del 16% (1 pt) per il sucrosomiale rispetto al 50% (5 pt) per il non sucrosomiale.

Conclusioni: nei pazienti anziani STEMI, 1) anemia in ospedale correla coi sanguinamenti maggiori in ospedale e la necessità di trasfusioni di sangue. 2) anemia alla dimissione influenza l'interruzione della DAPT e la mortalità a lungo termine. 3) l'uso di ferro sucrosomiale riduce la probabilità di interruzione della terapia.Introduzione: i pazienti anziani con infarto miocardico con sopraslivellamento ST (STEMI) presentano morbilità e mortalità elevata sia in ospedale che a lungo termine. Le comorbilità giocano un ruolo chiave nella prognosi, in particolare l'anemia (preesistente o acquisita) è un elemento clinico sempre più emergente che influenza l'esito clinico. Il ruolo prognostico dell'anemia nei pazienti anziani con STEMI non è completamente chiarito. Scopo del presente studio è valutare il ruolo dell'anemia e la sua terapia mediante implementazione orale di ferro in una popolazione molto anziana di pazienti STEMI.

Metodi: abbiamo considerato pazienti STEMI ricoverati nella nostra Unità di Cura Coronarica (UCC) dal 2020 al 2021 con età > 80 anni (n=120). L'emoglobina (Hb, g/dl) è stata considerata al ricovero (T0), alla dimissione (T1) e dopo 6 mesi (T2). Mortalità intraricovero ed a 1 anno, trattamento mediante PCI primaria, sanguinamenti maggiori (criteri TIMI), necessità di trasfusione, interruzione della doppia terapia antipiastrinica (DAPT) sono stati considerati e confrontati tra gruppi di pazienti senza e con anemia (gruppo A, Hb < 13,5 per uomini e <12 per le donne a T1) e senza (gruppo NA). L'implementazione del ferro (sucrosomiale o meno) e la sua tollerabilità sono state considerate solo per il gruppo A. I dati sono stati espressi come media ± DS o valori %.

Risultati: 18 pazienti (15%) avevano anemia al T0 (donne 66%), 4 (22%) hanno mostrato un sanguinamento maggiore intraospedaliero (3, 20%, ha richiesto trasfusioni di sangue), la mortalità intraospedaliera era simile tra A e NA (18% vs 17%). 16 (14%) presentavano una lieve anemia a T1 (14%, gruppo A), l'età media era  aa 86±4. In A 4 (25%) sono deceduti durante il follow-up contro 11 (13%) nel gruppo NA durante il follow-up. In A 20% ha interrotto DAPT (10%in NA). Nel gruppo A 16 pazienti sono stati dimessi con indicazione a terapia marziale a lungo termine, 6 dei quali con sucrosomiale. L'incidenza dell'interruzione del trattamento con ferro è stata del 16% (1 pt) per il sucrosomiale rispetto al 50% (5 pt) per il non sucrosomiale.

Conclusioni: nei pazienti anziani STEMI, 1) anemia in ospedale correla coi sanguinamenti maggiori in ospedale e la necessità di trasfusioni di sangue. 2) anemia alla dimissione influenza l'interruzione della DAPT e la mortalità a lungo termine. 3) l'uso di ferro sucrosomiale riduce la probabilità di interruzione della terapia.Introduzione: i pazienti anziani con infarto miocardico con sopraslivellamento ST (STEMI) presentano morbilità e mortalità elevata sia in ospedale che a lungo termine. Le comorbilità giocano un ruolo chiave nella prognosi, in particolare l'anemia (preesistente o acquisita) è un elemento clinico sempre più emergente che influenza l'esito clinico. Il ruolo prognostico dell'anemia nei pazienti anziani con STEMI non è completamente chiarito. Scopo del presente studio è valutare il ruolo dell'anemia e la sua terapia mediante implementazione orale di ferro in una popolazione molto anziana di pazienti STEMI.

Metodi: abbiamo considerato pazienti STEMI ricoverati nella nostra Unità di Cura Coronarica (UCC) dal 2020 al 2021 con età > 80 anni (n=120). L'emoglobina (Hb, g/dl) è stata considerata al ricovero (T0), alla dimissione (T1) e dopo 6 mesi (T2). Mortalità intraricovero ed a 1 anno, trattamento mediante PCI primaria, sanguinamenti maggiori (criteri TIMI), necessità di trasfusione, interruzione della doppia terapia antipiastrinica (DAPT) sono stati considerati e confrontati tra gruppi di pazienti senza e con anemia (gruppo A, Hb < 13,5 per uomini e <12 per le donne a T1) e senza (gruppo NA). L'implementazione del ferro (sucrosomiale o meno) e la sua tollerabilità sono state considerate solo per il gruppo A. I dati sono stati espressi come media ± DS o valori %.

Risultati: 18 pazienti (15%) avevano anemia al T0 (donne 66%), 4 (22%) hanno mostrato un sanguinamento maggiore intraospedaliero (3, 20%, ha richiesto trasfusioni di sangue), la mortalità intraospedaliera era simile tra A e NA (18% vs 17%). 16 (14%) presentavano una lieve anemia a T1 (14%, gruppo A), l'età media era  aa 86±4. In A 4 (25%) sono deceduti durante il follow-up contro 11 (13%) nel gruppo NA durante il follow-up. In A 20% ha interrotto DAPT (10%in NA). Nel gruppo A 16 pazienti sono stati dimessi con indicazione a terapia marziale a lungo termine, 6 dei quali con sucrosomiale. L'incidenza dell'interruzione del trattamento con ferro è stata del 16% (1 pt) per il sucrosomiale rispetto al 50% (5 pt) per il non sucrosomiale.

Conclusioni: nei pazienti anziani STEMI, 1) anemia in ospedale correla coi sanguinamenti maggiori in ospedale e la necessità di trasfusioni di sangue. 2) anemia alla dimissione influenza l'interruzione della DAPT e la mortalità a lungo termine. 3) l'uso di ferro sucrosomiale riduce la probabilità di interruzione della terapia.Introduzione: i pazienti anziani con infarto miocardico con sopraslivellamento ST (STEMI) presentano morbilità e mortalità elevata sia in ospedale che a lungo termine. Le comorbilità giocano un ruolo chiave nella prognosi, in particolare l'anemia (preesistente o acquisita) è un elemento clinico sempre più emergente che influenza l'esito clinico. Il ruolo prognostico dell'anemia nei pazienti anziani con STEMI non è completamente chiarito. Scopo del presente studio è valutare il ruolo dell'anemia e la sua terapia mediante implementazione orale di ferro in una popolazione molto anziana di pazienti STEMI.

Metodi: abbiamo considerato pazienti STEMI ricoverati nella nostra Unità di Cura Coronarica (UCC) dal 2020 al 2021 con età > 80 anni (n=120). L'emoglobina (Hb, g/dl) è stata considerata al ricovero (T0), alla dimissione (T1) e dopo 6 mesi (T2). Mortalità intraricovero ed a 1 anno, trattamento mediante PCI primaria, sanguinamenti maggiori (criteri TIMI), necessità di trasfusione, interruzione della doppia terapia antipiastrinica (DAPT) sono stati considerati e confrontati tra gruppi di pazienti senza e con anemia (gruppo A, Hb < 13,5 per uomini e <12 per le donne a T1) e senza (gruppo NA). L'implementazione del ferro (sucrosomiale o meno) e la sua tollerabilità sono state considerate solo per il gruppo A. I dati sono stati espressi come media ± DS o valori %.

Risultati: 18 pazienti (15%) avevano anemia al T0 (donne 66%), 4 (22%) hanno mostrato un sanguinamento maggiore intraospedaliero (3, 20%, ha richiesto trasfusioni di sangue), la mortalità intraospedaliera era simile tra A e NA (18% vs 17%). 16 (14%) presentavano una lieve anemia a T1 (14%, gruppo A), l'età media era  aa 86±4. In A 4 (25%) sono deceduti durante il follow-up contro 11 (13%) nel gruppo NA durante il follow-up. In A 20% ha interrotto DAPT (10%in NA). Nel gruppo A 16 pazienti sono stati dimessi con indicazione a terapia marziale a lungo termine, 6 dei quali con sucrosomiale. L'incidenza dell'interruzione del trattamento con ferro è stata del 16% (1 pt) per il sucrosomiale rispetto al 50% (5 pt) per il non sucrosomiale.

Conclusioni: nei pazienti anziani STEMI, 1) anemia in ospedale correla coi sanguinamenti maggiori in ospedale e la necessità di trasfusioni di sangue. 2) anemia alla dimissione influenza l'interruzione della DAPT e la mortalità a lungo termine. 3) l'uso di ferro sucrosomiale riduce la probabilità di interruzione della terapia.Introduzione: i pazienti anziani con infarto miocardico con sopraslivellamento ST (STEMI) presentano morbilità e mortalità elevata sia in ospedale che a lungo termine. Le comorbilità giocano un ruolo chiave nella prognosi, in particolare l'anemia (preesistente o acquisita) è un elemento clinico sempre più emergente che influenza l'esito clinico. Il ruolo prognostico dell'anemia nei pazienti anziani con STEMI non è completamente chiarito. Scopo del presente studio è valutare il ruolo dell'anemia e la sua terapia mediante implementazione orale di ferro in una popolazione molto anziana di pazienti STEMI.

Metodi: abbiamo considerato pazienti STEMI ricoverati nella nostra Unità di Cura Coronarica (UCC) dal 2020 al 2021 con età > 80 anni (n=120). L'emoglobina (Hb, g/dl) è stata considerata al ricovero (T0), alla dimissione (T1) e dopo 6 mesi (T2). Mortalità intraricovero ed a 1 anno, trattamento mediante PCI primaria, sanguinamenti maggiori (criteri TIMI), necessità di trasfusione, interruzione della doppia terapia antipiastrinica (DAPT) sono stati considerati e confrontati tra gruppi di pazienti senza e con anemia (gruppo A, Hb < 13,5 per uomini e <12 per le donne a T1) e senza (gruppo NA). L'implementazione del ferro (sucrosomiale o meno) e la sua tollerabilità sono state considerate solo per il gruppo A. I dati sono stati espressi come media ± DS o valori %.

Risultati: 18 pazienti (15%) avevano anemia al T0 (donne 66%), 4 (22%) hanno mostrato un sanguinamento maggiore intraospedaliero (3, 20%, ha richiesto trasfusioni di sangue), la mortalità intraospedaliera era simile tra A e NA (18% vs 17%). 16 (14%) presentavano una lieve anemia a T1 (14%, gruppo A), l'età media era  aa 86±4. In A 4 (25%) sono deceduti durante il follow-up contro 11 (13%) nel gruppo NA durante il follow-up. In A 20% ha interrotto DAPT (10%in NA). Nel gruppo A 16 pazienti sono stati dimessi con indicazione a terapia marziale a lungo termine, 6 dei quali con sucrosomiale. L'incidenza dell'interruzione del trattamento con ferro è stata del 16% (1 pt) per il sucrosomiale rispetto al 50% (5 pt) per il non sucrosomiale.

Conclusioni: nei pazienti anziani STEMI, 1) anemia in ospedale correla coi sanguinamenti maggiori in ospedale e la necessità di trasfusioni di sangue. 2) anemia alla dimissione influenza l'interruzione della DAPT e la mortalità a lungo termine. 3) l'uso di ferro sucrosomiale riduce la probabilità di interruzione della terapia.