Introduzione: sebbene la maggior parte dei pazienti con NSTEMI condivida fattori di rischio e fisiopatologia, la loro prognosi differisce considerevolmente. Secondo la quarta definizione universale dell'infarto miocardico (UDMI) la diagnosi di IMA in presenza di danno miocardico acuto associato a criteri clinico-strumentali di ischemia miocardica. Tuttavia il ruolo prognostico di ogni singolo criterio diagnostico non è mai stato studiato.
Scopo: valutare il ruolo prognostico dei diversi criteri diagnostici di IMA secondo la quarta UDMI nei pazienti con NSTEMI.
Materiale e metodi: abbiamo arruolato tutti i pazienti con IMA sottoposti a coronarografia presso il nostro Centro. Per la diagnosi di IMA era necesario l'aumento e/o diminuzione della TnI ad alta sensibilità, con almeno un valore al di sopra del 99° percentile del limite superiore di riferimento e almeno uno dei seguenti: sintomi di ischemia miocardica; alterazioni ECG-grafiche (nuove modifiche ST-T, blocco di branca sinistra di nuovo riscontro, onde Q patologiche); evidenza ecocardiografica di nuova perdita di miocardio vitale o alterazioni della cinetica segmentaria non precedentemente note. Sono stati esclusi i pazienti con STEMI e NSTEMI ad alto rischio. L'endpoint dello studio era un composito di mortalità per tutte le cause, riospedalizzazione per scompenso cardiaco e recidiva di infarto. Attravero le curve di Kaplan-Meier abbiamo valutato il valore predittivo dei criteri diagnostici presi singolarmente e combinati tra loro.
Risultati: sono stati valutati 2791 pazienti con NSTEMI. Di questi, al momento della diagnosi, 196 aveva solo il criterio clinico, 187 aveva clinica + ECG e 829 aveva clinica + ECG + eco. Il numero di eventi è stato 689. Il follow-up medio è stato di 23,3±14,5 mesi. Il risultato principale è stato che i pazienti con il solo criterio clinico avevano una prognosi migliore a 2 anni di follow-up (p<0,001). La regressione di Cox ha mostrato che la presenza del criterio clinico era l'unico predittore indipendente di buona prognosi nei pazienti con NSTEMI (p<0,001).
Conclusione: i nostri dati suggeriscono che nei pazienti con NSTEMI la prognosi è considerevolmente migliore se al momento del ricovero è presente solo il criterio clinico per la diagnosi. Ipotizziamo che l'assenza di alterazioni ECG-grafiche ed ecocardiografiche possa indirettamente indicare infarti di più piccole dimensioni oppure la presenza di altre cause non ischemiche di danno miocardico.Introduzione: sebbene la maggior parte dei pazienti con NSTEMI condivida fattori di rischio e fisiopatologia, la loro prognosi differisce considerevolmente. Secondo la quarta definizione universale dell'infarto miocardico (UDMI) la diagnosi di IMA in presenza di danno miocardico acuto associato a criteri clinico-strumentali di ischemia miocardica. Tuttavia il ruolo prognostico di ogni singolo criterio diagnostico non è mai stato studiato.
Scopo: valutare il ruolo prognostico dei diversi criteri diagnostici di IMA secondo la quarta UDMI nei pazienti con NSTEMI.
Materiale e metodi: abbiamo arruolato tutti i pazienti con IMA sottoposti a coronarografia presso il nostro Centro. Per la diagnosi di IMA era necesario l'aumento e/o diminuzione della TnI ad alta sensibilità, con almeno un valore al di sopra del 99° percentile del limite superiore di riferimento e almeno uno dei seguenti: sintomi di ischemia miocardica; alterazioni ECG-grafiche (nuove modifiche ST-T, blocco di branca sinistra di nuovo riscontro, onde Q patologiche); evidenza ecocardiografica di nuova perdita di miocardio vitale o alterazioni della cinetica segmentaria non precedentemente note. Sono stati esclusi i pazienti con STEMI e NSTEMI ad alto rischio. L'endpoint dello studio era un composito di mortalità per tutte le cause, riospedalizzazione per scompenso cardiaco e recidiva di infarto. Attravero le curve di Kaplan-Meier abbiamo valutato il valore predittivo dei criteri diagnostici presi singolarmente e combinati tra loro.
Risultati: sono stati valutati 2791 pazienti con NSTEMI. Di questi, al momento della diagnosi, 196 aveva solo il criterio clinico, 187 aveva clinica + ECG e 829 aveva clinica + ECG + eco. Il numero di eventi è stato 689. Il follow-up medio è stato di 23,3±14,5 mesi. Il risultato principale è stato che i pazienti con il solo criterio clinico avevano una prognosi migliore a 2 anni di follow-up (p<0,001). La regressione di Cox ha mostrato che la presenza del criterio clinico era l'unico predittore indipendente di buona prognosi nei pazienti con NSTEMI (p<0,001).
Conclusione: i nostri dati suggeriscono che nei pazienti con NSTEMI la prognosi è considerevolmente migliore se al momento del ricovero è presente solo il criterio clinico per la diagnosi. Ipotizziamo che l'assenza di alterazioni ECG-grafiche ed ecocardiografiche possa indirettamente indicare infarti di più piccole dimensioni oppure la presenza di altre cause non ischemiche di danno miocardico.Introduzione: sebbene la maggior parte dei pazienti con NSTEMI condivida fattori di rischio e fisiopatologia, la loro prognosi differisce considerevolmente. Secondo la quarta definizione universale dell'infarto miocardico (UDMI) la diagnosi di IMA in presenza di danno miocardico acuto associato a criteri clinico-strumentali di ischemia miocardica. Tuttavia il ruolo prognostico di ogni singolo criterio diagnostico non è mai stato studiato.
Scopo: valutare il ruolo prognostico dei diversi criteri diagnostici di IMA secondo la quarta UDMI nei pazienti con NSTEMI.
Materiale e metodi: abbiamo arruolato tutti i pazienti con IMA sottoposti a coronarografia presso il nostro Centro. Per la diagnosi di IMA era necesario l'aumento e/o diminuzione della TnI ad alta sensibilità, con almeno un valore al di sopra del 99° percentile del limite superiore di riferimento e almeno uno dei seguenti: sintomi di ischemia miocardica; alterazioni ECG-grafiche (nuove modifiche ST-T, blocco di branca sinistra di nuovo riscontro, onde Q patologiche); evidenza ecocardiografica di nuova perdita di miocardio vitale o alterazioni della cinetica segmentaria non precedentemente note. Sono stati esclusi i pazienti con STEMI e NSTEMI ad alto rischio. L'endpoint dello studio era un composito di mortalità per tutte le cause, riospedalizzazione per scompenso cardiaco e recidiva di infarto. Attravero le curve di Kaplan-Meier abbiamo valutato il valore predittivo dei criteri diagnostici presi singolarmente e combinati tra loro.
Risultati: sono stati valutati 2791 pazienti con NSTEMI. Di questi, al momento della diagnosi, 196 aveva solo il criterio clinico, 187 aveva clinica + ECG e 829 aveva clinica + ECG + eco. Il numero di eventi è stato 689. Il follow-up medio è stato di 23,3±14,5 mesi. Il risultato principale è stato che i pazienti con il solo criterio clinico avevano una prognosi migliore a 2 anni di follow-up (p<0,001). La regressione di Cox ha mostrato che la presenza del criterio clinico era l'unico predittore indipendente di buona prognosi nei pazienti con NSTEMI (p<0,001).
Conclusione: i nostri dati suggeriscono che nei pazienti con NSTEMI la prognosi è considerevolmente migliore se al momento del ricovero è presente solo il criterio clinico per la diagnosi. Ipotizziamo che l'assenza di alterazioni ECG-grafiche ed ecocardiografiche possa indirettamente indicare infarti di più piccole dimensioni oppure la presenza di altre cause non ischemiche di danno miocardico.Introduzione: sebbene la maggior parte dei pazienti con NSTEMI condivida fattori di rischio e fisiopatologia, la loro prognosi differisce considerevolmente. Secondo la quarta definizione universale dell'infarto miocardico (UDMI) la diagnosi di IMA in presenza di danno miocardico acuto associato a criteri clinico-strumentali di ischemia miocardica. Tuttavia il ruolo prognostico di ogni singolo criterio diagnostico non è mai stato studiato.
Scopo: valutare il ruolo prognostico dei diversi criteri diagnostici di IMA secondo la quarta UDMI nei pazienti con NSTEMI.
Materiale e metodi: abbiamo arruolato tutti i pazienti con IMA sottoposti a coronarografia presso il nostro Centro. Per la diagnosi di IMA era necesario l'aumento e/o diminuzione della TnI ad alta sensibilità, con almeno un valore al di sopra del 99° percentile del limite superiore di riferimento e almeno uno dei seguenti: sintomi di ischemia miocardica; alterazioni ECG-grafiche (nuove modifiche ST-T, blocco di branca sinistra di nuovo riscontro, onde Q patologiche); evidenza ecocardiografica di nuova perdita di miocardio vitale o alterazioni della cinetica segmentaria non precedentemente note. Sono stati esclusi i pazienti con STEMI e NSTEMI ad alto rischio. L'endpoint dello studio era un composito di mortalità per tutte le cause, riospedalizzazione per scompenso cardiaco e recidiva di infarto. Attravero le curve di Kaplan-Meier abbiamo valutato il valore predittivo dei criteri diagnostici presi singolarmente e combinati tra loro.
Risultati: sono stati valutati 2791 pazienti con NSTEMI. Di questi, al momento della diagnosi, 196 aveva solo il criterio clinico, 187 aveva clinica + ECG e 829 aveva clinica + ECG + eco. Il numero di eventi è stato 689. Il follow-up medio è stato di 23,3±14,5 mesi. Il risultato principale è stato che i pazienti con il solo criterio clinico avevano una prognosi migliore a 2 anni di follow-up (p<0,001). La regressione di Cox ha mostrato che la presenza del criterio clinico era l'unico predittore indipendente di buona prognosi nei pazienti con NSTEMI (p<0,001).
Conclusione: i nostri dati suggeriscono che nei pazienti con NSTEMI la prognosi è considerevolmente migliore se al momento del ricovero è presente solo il criterio clinico per la diagnosi. Ipotizziamo che l'assenza di alterazioni ECG-grafiche ed ecocardiografiche possa indirettamente indicare infarti di più piccole dimensioni oppure la presenza di altre cause non ischemiche di danno miocardico.Introduzione: sebbene la maggior parte dei pazienti con NSTEMI condivida fattori di rischio e fisiopatologia, la loro prognosi differisce considerevolmente. Secondo la quarta definizione universale dell'infarto miocardico (UDMI) la diagnosi di IMA in presenza di danno miocardico acuto associato a criteri clinico-strumentali di ischemia miocardica. Tuttavia il ruolo prognostico di ogni singolo criterio diagnostico non è mai stato studiato.
Scopo: valutare il ruolo prognostico dei diversi criteri diagnostici di IMA secondo la quarta UDMI nei pazienti con NSTEMI.
Materiale e metodi: abbiamo arruolato tutti i pazienti con IMA sottoposti a coronarografia presso il nostro Centro. Per la diagnosi di IMA era necesario l'aumento e/o diminuzione della TnI ad alta sensibilità, con almeno un valore al di sopra del 99° percentile del limite superiore di riferimento e almeno uno dei seguenti: sintomi di ischemia miocardica; alterazioni ECG-grafiche (nuove modifiche ST-T, blocco di branca sinistra di nuovo riscontro, onde Q patologiche); evidenza ecocardiografica di nuova perdita di miocardio vitale o alterazioni della cinetica segmentaria non precedentemente note. Sono stati esclusi i pazienti con STEMI e NSTEMI ad alto rischio. L'endpoint dello studio era un composito di mortalità per tutte le cause, riospedalizzazione per scompenso cardiaco e recidiva di infarto. Attravero le curve di Kaplan-Meier abbiamo valutato il valore predittivo dei criteri diagnostici presi singolarmente e combinati tra loro.
Risultati: sono stati valutati 2791 pazienti con NSTEMI. Di questi, al momento della diagnosi, 196 aveva solo il criterio clinico, 187 aveva clinica + ECG e 829 aveva clinica + ECG + eco. Il numero di eventi è stato 689. Il follow-up medio è stato di 23,3±14,5 mesi. Il risultato principale è stato che i pazienti con il solo criterio clinico avevano una prognosi migliore a 2 anni di follow-up (p<0,001). La regressione di Cox ha mostrato che la presenza del criterio clinico era l'unico predittore indipendente di buona prognosi nei pazienti con NSTEMI (p<0,001).
Conclusione: i nostri dati suggeriscono che nei pazienti con NSTEMI la prognosi è considerevolmente migliore se al momento del ricovero è presente solo il criterio clinico per la diagnosi. Ipotizziamo che l'assenza di alterazioni ECG-grafiche ed ecocardiografiche possa indirettamente indicare infarti di più piccole dimensioni oppure la presenza di altre cause non ischemiche di danno miocardico.Introduzione: sebbene la maggior parte dei pazienti con NSTEMI condivida fattori di rischio e fisiopatologia, la loro prognosi differisce considerevolmente. Secondo la quarta definizione universale dell'infarto miocardico (UDMI) la diagnosi di IMA in presenza di danno miocardico acuto associato a criteri clinico-strumentali di ischemia miocardica. Tuttavia il ruolo prognostico di ogni singolo criterio diagnostico non è mai stato studiato.
Scopo: valutare il ruolo prognostico dei diversi criteri diagnostici di IMA secondo la quarta UDMI nei pazienti con NSTEMI.
Materiale e metodi: abbiamo arruolato tutti i pazienti con IMA sottoposti a coronarografia presso il nostro Centro. Per la diagnosi di IMA era necesario l'aumento e/o diminuzione della TnI ad alta sensibilità, con almeno un valore al di sopra del 99° percentile del limite superiore di riferimento e almeno uno dei seguenti: sintomi di ischemia miocardica; alterazioni ECG-grafiche (nuove modifiche ST-T, blocco di branca sinistra di nuovo riscontro, onde Q patologiche); evidenza ecocardiografica di nuova perdita di miocardio vitale o alterazioni della cinetica segmentaria non precedentemente note. Sono stati esclusi i pazienti con STEMI e NSTEMI ad alto rischio. L'endpoint dello studio era un composito di mortalità per tutte le cause, riospedalizzazione per scompenso cardiaco e recidiva di infarto. Attravero le curve di Kaplan-Meier abbiamo valutato il valore predittivo dei criteri diagnostici presi singolarmente e combinati tra loro.
Risultati: sono stati valutati 2791 pazienti con NSTEMI. Di questi, al momento della diagnosi, 196 aveva solo il criterio clinico, 187 aveva clinica + ECG e 829 aveva clinica + ECG + eco. Il numero di eventi è stato 689. Il follow-up medio è stato di 23,3±14,5 mesi. Il risultato principale è stato che i pazienti con il solo criterio clinico avevano una prognosi migliore a 2 anni di follow-up (p<0,001). La regressione di Cox ha mostrato che la presenza del criterio clinico era l'unico predittore indipendente di buona prognosi nei pazienti con NSTEMI (p<0,001).
Conclusione: i nostri dati suggeriscono che nei pazienti con NSTEMI la prognosi è considerevolmente migliore se al momento del ricovero è presente solo il criterio clinico per la diagnosi. Ipotizziamo che l'assenza di alterazioni ECG-grafiche ed ecocardiografiche possa indirettamente indicare infarti di più piccole dimensioni oppure la presenza di altre cause non ischemiche di danno miocardico.