Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri

CONGRESS ABSTRACT

CONGRESS ABSTRACT

P212

RUOLO PROGNOSTICO DEI CRITERI DIAGNOSTICI DI INFARTO MIOCARDICO ACUTO NEI PAZIENTI CON NSTEMI

POLICLINICO SANT’ORSOLA, POLICLINICO SANT’ORSOLA, POLICLINICO SANT’ORSOLA, POLICLINICO SANT’ORSOLA, POLICLINICO SANT’ORSOLA, POLICLINICO SANT’ORSOLA, POLICLINICO SANT’ORSOLA, POLICLINICO SANT’ORSOLA, POLICLINICO SANT’ORSOLA, POLICLINICO SANT’ORSOLA, POLICLINICO SANT’ORSOLA, POLICLINICO SANT’ORSOLA, POLICLINICO SANT’ORSOLA

Introduzione: sebbene la maggior parte dei pazienti con NSTEMI condivida fattori di rischio e fisiopatologia, la loro prognosi differisce considerevolmente. Secondo la quarta definizione universale dell'infarto miocardico (UDMI) la diagnosi di IMA in presenza di danno miocardico acuto associato a criteri clinico-strumentali di ischemia miocardica. Tuttavia il ruolo prognostico di ogni singolo criterio diagnostico non è mai stato studiato.

Scopo: valutare il ruolo prognostico dei diversi criteri diagnostici di IMA secondo la quarta UDMI nei pazienti con NSTEMI.

Materiale e metodi: abbiamo arruolato tutti i pazienti con IMA sottoposti a coronarografia presso il nostro Centro. Per la diagnosi di IMA era necesario l'aumento e/o diminuzione della TnI ad alta sensibilità, con almeno un valore al di sopra del 99° percentile del limite superiore di riferimento e almeno uno dei seguenti: sintomi di ischemia miocardica; alterazioni ECG-grafiche (nuove modifiche ST-T, blocco di branca sinistra di nuovo riscontro, onde Q patologiche); evidenza ecocardiografica di nuova perdita di miocardio vitale o alterazioni della cinetica segmentaria non precedentemente note. Sono stati esclusi i pazienti con STEMI e NSTEMI ad alto rischio. L'endpoint dello studio era un composito di mortalità per tutte le cause, riospedalizzazione per scompenso cardiaco e recidiva di infarto. Attravero le curve di Kaplan-Meier abbiamo valutato il valore predittivo dei criteri diagnostici presi singolarmente e combinati tra loro. 

Risultati: sono stati valutati 2791 pazienti con NSTEMI. Di questi, al momento della diagnosi, 196 aveva solo il criterio clinico, 187 aveva clinica + ECG e 829 aveva clinica + ECG + eco. Il numero di eventi è stato 689. Il follow-up medio è stato di 23,3±14,5 mesi. Il risultato principale  è stato che i pazienti con il solo criterio clinico avevano una prognosi migliore a 2 anni di follow-up (p<0,001). La regressione di Cox ha mostrato che la presenza del criterio clinico era l'unico predittore indipendente di buona prognosi nei pazienti con NSTEMI (p<0,001).

Conclusione: i nostri dati suggeriscono che nei pazienti con NSTEMI la prognosi è considerevolmente migliore se al momento del ricovero è presente solo il criterio clinico per la diagnosi. Ipotizziamo che l'assenza di alterazioni ECG-grafiche ed ecocardiografiche possa indirettamente indicare infarti di più piccole dimensioni oppure la presenza di altre cause non ischemiche di danno miocardico.Introduzione: sebbene la maggior parte dei pazienti con NSTEMI condivida fattori di rischio e fisiopatologia, la loro prognosi differisce considerevolmente. Secondo la quarta definizione universale dell'infarto miocardico (UDMI) la diagnosi di IMA in presenza di danno miocardico acuto associato a criteri clinico-strumentali di ischemia miocardica. Tuttavia il ruolo prognostico di ogni singolo criterio diagnostico non è mai stato studiato.

Scopo: valutare il ruolo prognostico dei diversi criteri diagnostici di IMA secondo la quarta UDMI nei pazienti con NSTEMI.

Materiale e metodi: abbiamo arruolato tutti i pazienti con IMA sottoposti a coronarografia presso il nostro Centro. Per la diagnosi di IMA era necesario l'aumento e/o diminuzione della TnI ad alta sensibilità, con almeno un valore al di sopra del 99° percentile del limite superiore di riferimento e almeno uno dei seguenti: sintomi di ischemia miocardica; alterazioni ECG-grafiche (nuove modifiche ST-T, blocco di branca sinistra di nuovo riscontro, onde Q patologiche); evidenza ecocardiografica di nuova perdita di miocardio vitale o alterazioni della cinetica segmentaria non precedentemente note. Sono stati esclusi i pazienti con STEMI e NSTEMI ad alto rischio. L'endpoint dello studio era un composito di mortalità per tutte le cause, riospedalizzazione per scompenso cardiaco e recidiva di infarto. Attravero le curve di Kaplan-Meier abbiamo valutato il valore predittivo dei criteri diagnostici presi singolarmente e combinati tra loro. 

Risultati: sono stati valutati 2791 pazienti con NSTEMI. Di questi, al momento della diagnosi, 196 aveva solo il criterio clinico, 187 aveva clinica + ECG e 829 aveva clinica + ECG + eco. Il numero di eventi è stato 689. Il follow-up medio è stato di 23,3±14,5 mesi. Il risultato principale  è stato che i pazienti con il solo criterio clinico avevano una prognosi migliore a 2 anni di follow-up (p<0,001). La regressione di Cox ha mostrato che la presenza del criterio clinico era l'unico predittore indipendente di buona prognosi nei pazienti con NSTEMI (p<0,001).

Conclusione: i nostri dati suggeriscono che nei pazienti con NSTEMI la prognosi è considerevolmente migliore se al momento del ricovero è presente solo il criterio clinico per la diagnosi. Ipotizziamo che l'assenza di alterazioni ECG-grafiche ed ecocardiografiche possa indirettamente indicare infarti di più piccole dimensioni oppure la presenza di altre cause non ischemiche di danno miocardico.Introduzione: sebbene la maggior parte dei pazienti con NSTEMI condivida fattori di rischio e fisiopatologia, la loro prognosi differisce considerevolmente. Secondo la quarta definizione universale dell'infarto miocardico (UDMI) la diagnosi di IMA in presenza di danno miocardico acuto associato a criteri clinico-strumentali di ischemia miocardica. Tuttavia il ruolo prognostico di ogni singolo criterio diagnostico non è mai stato studiato.

Scopo: valutare il ruolo prognostico dei diversi criteri diagnostici di IMA secondo la quarta UDMI nei pazienti con NSTEMI.

Materiale e metodi: abbiamo arruolato tutti i pazienti con IMA sottoposti a coronarografia presso il nostro Centro. Per la diagnosi di IMA era necesario l'aumento e/o diminuzione della TnI ad alta sensibilità, con almeno un valore al di sopra del 99° percentile del limite superiore di riferimento e almeno uno dei seguenti: sintomi di ischemia miocardica; alterazioni ECG-grafiche (nuove modifiche ST-T, blocco di branca sinistra di nuovo riscontro, onde Q patologiche); evidenza ecocardiografica di nuova perdita di miocardio vitale o alterazioni della cinetica segmentaria non precedentemente note. Sono stati esclusi i pazienti con STEMI e NSTEMI ad alto rischio. L'endpoint dello studio era un composito di mortalità per tutte le cause, riospedalizzazione per scompenso cardiaco e recidiva di infarto. Attravero le curve di Kaplan-Meier abbiamo valutato il valore predittivo dei criteri diagnostici presi singolarmente e combinati tra loro. 

Risultati: sono stati valutati 2791 pazienti con NSTEMI. Di questi, al momento della diagnosi, 196 aveva solo il criterio clinico, 187 aveva clinica + ECG e 829 aveva clinica + ECG + eco. Il numero di eventi è stato 689. Il follow-up medio è stato di 23,3±14,5 mesi. Il risultato principale  è stato che i pazienti con il solo criterio clinico avevano una prognosi migliore a 2 anni di follow-up (p<0,001). La regressione di Cox ha mostrato che la presenza del criterio clinico era l'unico predittore indipendente di buona prognosi nei pazienti con NSTEMI (p<0,001).

Conclusione: i nostri dati suggeriscono che nei pazienti con NSTEMI la prognosi è considerevolmente migliore se al momento del ricovero è presente solo il criterio clinico per la diagnosi. Ipotizziamo che l'assenza di alterazioni ECG-grafiche ed ecocardiografiche possa indirettamente indicare infarti di più piccole dimensioni oppure la presenza di altre cause non ischemiche di danno miocardico.Introduzione: sebbene la maggior parte dei pazienti con NSTEMI condivida fattori di rischio e fisiopatologia, la loro prognosi differisce considerevolmente. Secondo la quarta definizione universale dell'infarto miocardico (UDMI) la diagnosi di IMA in presenza di danno miocardico acuto associato a criteri clinico-strumentali di ischemia miocardica. Tuttavia il ruolo prognostico di ogni singolo criterio diagnostico non è mai stato studiato.

Scopo: valutare il ruolo prognostico dei diversi criteri diagnostici di IMA secondo la quarta UDMI nei pazienti con NSTEMI.

Materiale e metodi: abbiamo arruolato tutti i pazienti con IMA sottoposti a coronarografia presso il nostro Centro. Per la diagnosi di IMA era necesario l'aumento e/o diminuzione della TnI ad alta sensibilità, con almeno un valore al di sopra del 99° percentile del limite superiore di riferimento e almeno uno dei seguenti: sintomi di ischemia miocardica; alterazioni ECG-grafiche (nuove modifiche ST-T, blocco di branca sinistra di nuovo riscontro, onde Q patologiche); evidenza ecocardiografica di nuova perdita di miocardio vitale o alterazioni della cinetica segmentaria non precedentemente note. Sono stati esclusi i pazienti con STEMI e NSTEMI ad alto rischio. L'endpoint dello studio era un composito di mortalità per tutte le cause, riospedalizzazione per scompenso cardiaco e recidiva di infarto. Attravero le curve di Kaplan-Meier abbiamo valutato il valore predittivo dei criteri diagnostici presi singolarmente e combinati tra loro. 

Risultati: sono stati valutati 2791 pazienti con NSTEMI. Di questi, al momento della diagnosi, 196 aveva solo il criterio clinico, 187 aveva clinica + ECG e 829 aveva clinica + ECG + eco. Il numero di eventi è stato 689. Il follow-up medio è stato di 23,3±14,5 mesi. Il risultato principale  è stato che i pazienti con il solo criterio clinico avevano una prognosi migliore a 2 anni di follow-up (p<0,001). La regressione di Cox ha mostrato che la presenza del criterio clinico era l'unico predittore indipendente di buona prognosi nei pazienti con NSTEMI (p<0,001).

Conclusione: i nostri dati suggeriscono che nei pazienti con NSTEMI la prognosi è considerevolmente migliore se al momento del ricovero è presente solo il criterio clinico per la diagnosi. Ipotizziamo che l'assenza di alterazioni ECG-grafiche ed ecocardiografiche possa indirettamente indicare infarti di più piccole dimensioni oppure la presenza di altre cause non ischemiche di danno miocardico.Introduzione: sebbene la maggior parte dei pazienti con NSTEMI condivida fattori di rischio e fisiopatologia, la loro prognosi differisce considerevolmente. Secondo la quarta definizione universale dell'infarto miocardico (UDMI) la diagnosi di IMA in presenza di danno miocardico acuto associato a criteri clinico-strumentali di ischemia miocardica. Tuttavia il ruolo prognostico di ogni singolo criterio diagnostico non è mai stato studiato.

Scopo: valutare il ruolo prognostico dei diversi criteri diagnostici di IMA secondo la quarta UDMI nei pazienti con NSTEMI.

Materiale e metodi: abbiamo arruolato tutti i pazienti con IMA sottoposti a coronarografia presso il nostro Centro. Per la diagnosi di IMA era necesario l'aumento e/o diminuzione della TnI ad alta sensibilità, con almeno un valore al di sopra del 99° percentile del limite superiore di riferimento e almeno uno dei seguenti: sintomi di ischemia miocardica; alterazioni ECG-grafiche (nuove modifiche ST-T, blocco di branca sinistra di nuovo riscontro, onde Q patologiche); evidenza ecocardiografica di nuova perdita di miocardio vitale o alterazioni della cinetica segmentaria non precedentemente note. Sono stati esclusi i pazienti con STEMI e NSTEMI ad alto rischio. L'endpoint dello studio era un composito di mortalità per tutte le cause, riospedalizzazione per scompenso cardiaco e recidiva di infarto. Attravero le curve di Kaplan-Meier abbiamo valutato il valore predittivo dei criteri diagnostici presi singolarmente e combinati tra loro. 

Risultati: sono stati valutati 2791 pazienti con NSTEMI. Di questi, al momento della diagnosi, 196 aveva solo il criterio clinico, 187 aveva clinica + ECG e 829 aveva clinica + ECG + eco. Il numero di eventi è stato 689. Il follow-up medio è stato di 23,3±14,5 mesi. Il risultato principale  è stato che i pazienti con il solo criterio clinico avevano una prognosi migliore a 2 anni di follow-up (p<0,001). La regressione di Cox ha mostrato che la presenza del criterio clinico era l'unico predittore indipendente di buona prognosi nei pazienti con NSTEMI (p<0,001).

Conclusione: i nostri dati suggeriscono che nei pazienti con NSTEMI la prognosi è considerevolmente migliore se al momento del ricovero è presente solo il criterio clinico per la diagnosi. Ipotizziamo che l'assenza di alterazioni ECG-grafiche ed ecocardiografiche possa indirettamente indicare infarti di più piccole dimensioni oppure la presenza di altre cause non ischemiche di danno miocardico.Introduzione: sebbene la maggior parte dei pazienti con NSTEMI condivida fattori di rischio e fisiopatologia, la loro prognosi differisce considerevolmente. Secondo la quarta definizione universale dell'infarto miocardico (UDMI) la diagnosi di IMA in presenza di danno miocardico acuto associato a criteri clinico-strumentali di ischemia miocardica. Tuttavia il ruolo prognostico di ogni singolo criterio diagnostico non è mai stato studiato.

Scopo: valutare il ruolo prognostico dei diversi criteri diagnostici di IMA secondo la quarta UDMI nei pazienti con NSTEMI.

Materiale e metodi: abbiamo arruolato tutti i pazienti con IMA sottoposti a coronarografia presso il nostro Centro. Per la diagnosi di IMA era necesario l'aumento e/o diminuzione della TnI ad alta sensibilità, con almeno un valore al di sopra del 99° percentile del limite superiore di riferimento e almeno uno dei seguenti: sintomi di ischemia miocardica; alterazioni ECG-grafiche (nuove modifiche ST-T, blocco di branca sinistra di nuovo riscontro, onde Q patologiche); evidenza ecocardiografica di nuova perdita di miocardio vitale o alterazioni della cinetica segmentaria non precedentemente note. Sono stati esclusi i pazienti con STEMI e NSTEMI ad alto rischio. L'endpoint dello studio era un composito di mortalità per tutte le cause, riospedalizzazione per scompenso cardiaco e recidiva di infarto. Attravero le curve di Kaplan-Meier abbiamo valutato il valore predittivo dei criteri diagnostici presi singolarmente e combinati tra loro. 

Risultati: sono stati valutati 2791 pazienti con NSTEMI. Di questi, al momento della diagnosi, 196 aveva solo il criterio clinico, 187 aveva clinica + ECG e 829 aveva clinica + ECG + eco. Il numero di eventi è stato 689. Il follow-up medio è stato di 23,3±14,5 mesi. Il risultato principale  è stato che i pazienti con il solo criterio clinico avevano una prognosi migliore a 2 anni di follow-up (p<0,001). La regressione di Cox ha mostrato che la presenza del criterio clinico era l'unico predittore indipendente di buona prognosi nei pazienti con NSTEMI (p<0,001).

Conclusione: i nostri dati suggeriscono che nei pazienti con NSTEMI la prognosi è considerevolmente migliore se al momento del ricovero è presente solo il criterio clinico per la diagnosi. Ipotizziamo che l'assenza di alterazioni ECG-grafiche ed ecocardiografiche possa indirettamente indicare infarti di più piccole dimensioni oppure la presenza di altre cause non ischemiche di danno miocardico.