Background: i pazienti che sopravvivono ad un infarto del miocardio (IMA) hanno un maggior rischio di sviluppare diverse complicanze cardiovascolari durante il follow-up, pertanto un’adeguata stratificazione del rischio rimane la sfida principale nel contesto clinico. L’amiloide β 1-40 (Aβ (1-40)) è già emersa come marcatore prognostico negativo per la mortalità cardiovascolare, sia in pazienti con malattia coronarica cronica stabile che nei pazienti con infarto di tipo NSTEMI. Ciò è dovuto probabilmente al ruolo pro-infiammatorio e pro-aterosclerotico di questo peptide. Metodi: i valori plasmatici di Aβ (1-40) sono stati testati in acuto in una grande coorte prospettica di pazienti ospedalizzati per IMA (sia NSTEMI che STEMI). Al follow-up, è stata valutata la mortalità per tutte le cause. Risultati: nello studio, sono stati arruolati 894 soggetti (607 con STEMI e 287 con NSTEMI). La concentrazione plasmatica mediana di Aβ (1-40) al momento del ricovero era 96.59 (60.94-134.5) pg/ml. Durante un follow-up mediano di 43 mesi, 123 pazienti sono deceduti (endpoint primario). Concentrazioni più elevate di Aβ (1-40) sono risultate associate ad un amentato rischio di mortalità, sia all’analisi univariata sia dopo correzione per altre variabili confondenti. Inoltre abbiamo riscontrato una forte correlazione positiva tra i valori plasmatici di Aβ (1-40) e l’età, il valore prognostico di Aβ (1-40) si manteneva solamente nel sottogruppo di pazienti con età superiore alla mediana (67 anni). Conclusioni: questo è attualmente il più grande studio monocentrico a valutare il ruolo delle concentrazioni plasmatiche di Aβ (1-40) nel predire l’outcome in una popolazione di pazienti ricoverati per IMA, sia di tipo STEMI che di tipo NSTEMI. I nostri dati mostrano una forte correlazione tra valori plasmatici di Aβ (1-40) e l’aumento del rischio di morte per tutte le cause al follow-up.