Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri

CONGRESS ABSTRACT

CONGRESS ABSTRACT

P202

IL PRETRATTAMENTO CON ANTAGONISTI DEL RECETTORE PIASTRINICO P2Y12 NELL'INFARTO MIOCARDICO ACUTO CON SOPRASLIVELLAMENTO DEL TRATTO ST: OUTCOMES CLINICI E ANGIOGRAFICI

A. Antonucci, A. Cutolo, F. Gallo, A. Bellin, G. Cavalli, M. Barbierato, S. Themistoclakis
CARDIOLOGIA – OSPEDALE DELL'ANGELO, CARDIOLOGIA – OSPEDALE DELL'ANGELO, CARDIOLOGIA – OSPEDALE DELL'ANGELO, CARDIOLOGIA – OSPEDALE DELL'ANGELO, CARDIOLOGIA – OSPEDALE DELL'ANGELO, CARDIOLOGIA – OSPEDALE DELL'ANGELO, CARDIOLOGIA – OSPEDALE DELL'ANGELO

Background: la terapia antiaggregante piastrinica con antagonisti del recettore del P2Y12 nell’ambito delle SCA è una pietra miliare della terapia cardiovascolare. Molti sforzi sono stati compiuti per comprendere quale sia il timing adeguato di avvio di tale terapia per ridurre complicanze intra- o periprocedurali (trombosi di stent, no reflow). Nell’ambito dello STEMI le evidenze sono tutt’altro che definitive. Il razionale alla base della somministrazione degli antagonisti del recettore piastrinico P2Y12 prima dell’esecuzione dell’angioplastica primaria (“pretrattamento”) è valido ma tale strategia non presenta evidenze scientifiche chiare.    Metodi e obiettivi: abbiamo condotto uno studio osservazionale, monocentrico, retrospettivo includendo pazienti con STEMI afferenti presso il nostro Centro tra il 1 gennaio 2016 e il 9 agosto 2018. Abbiamo confrontato due strategie di somministrazione dell’antagonista del recettore P2Y12 (clopidogrel, ticagrelor e prasugrel) in caso di STEMI (pretrattamento versus non pretrattamento) in termini di sanguinamenti BARC 3-5, trombosi di stent acuta o subacuta e flusso di grado TIMI > 0 a carico della coronaria culprit (endpoints primari). Endpoints secondari sono stati la mortalità intraospedaliera per cause cardiovascolari e non cardiovascolari e l’insorgenza di complicanze neurologiche intraricovero.   Risultati: sono stati inclusi 501 pazienti (199 pazienti pretrattati e 302 pazienti non pretrattati). Il tempo mediano tra il primo contatto medico e la PCI è stato di 70,5 minuti per soggetti pretrattati e di 60 minuti per i non pretrattati (p= 0.022). Nessuna differenza significativa tra i due gruppi è emersa in termini di trombosi di stent acuta o subacuta (OR 3.72 [0.82-14.20], p=0.09) e flusso di grado TIMI > 0 a livello della coronaria culprit (OR 1.11 [0.77-1.58], p=0.58). All’analisi multivariata i sanguinamenti BARC 3-5 sono risultati significativamente aumentati nei soggetti pretrattati (adjusted OR 2.78 [1.13-6.83], p=0.025). Infine abbiamo eseguito un’analisi per sottogruppi da cui è emerso che i soggetti pretrattati con età > 75 anni sono a maggior rischio di sanguinamenti BARC 3-5.   Conclusioni: il pretrattamento nello STEMI non si associa a benefici in termini di trombosi di stent acuta o subacuta e perfusione della coronaria culprit ma determina un aumento del rischio di sanguinamenti clinicamente rilevanti, in particolare nei soggetti con età superiore a 75 anni.