Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri

CONGRESS ABSTRACT

CONGRESS ABSTRACT

PALLONI MEDICATI E DIABETE: UN FATTO DI SOPRAVVIVENZA

Zilio Filippo Trento (Tn) – Ospedale Santa Chiara | Verdoia Monica Biella (Bi) – Ospedale Degli Infermi | Gioscia Rocco Biella (Bi) – Ospedale Degli Infermi | Viola Orazio Biella (Bi) – Ospedale Degli Infermi | Brancati Marta Francesca Biella (Bi) – Ospedale Degli Infermi | Fanti Diego Trento (Tn) – Ospedale Santa Chiara | Soldà Pier Luigi Biella (Bi) – Ospedale Degli Infermi | Bonmassari Roberto Trento (Tn) – Ospedale Santa Chiara | Rognoni Andrea Biella (Bi) – Ospedale Degli Infermi | De Luca Giuseppe Messina (Me) – Università Degli Studi Di Messina

Introduzione

I pazienti affetti da Diabete Mellito (DM) presentano un rischio di restenosi e trombosi dopo posizionamento di stent medicati (DES) maggiore dei non-diabetici; pochi, seppur interessanti, dati sono invece disponibili sulla prognosi dopo rivascolarizzazione con utilizzo di palloni a rilascio di farmaco (DCB) in questo particolare gruppo di pazienti. Scopo di questo studio è pertanto valutare l’impatto prognostico dell’utilizzo di DCB in pazienti affetti da DM.

Metodi

Da un registro retrospettivo multicentrico sulla rivascolarizzazione mediante DCB sono stati estratti i pazienti affetti da DM, la cui prognosi è stata confrontata con quella di pazienti diabetici trattati con DES di seconda generazione (estratti da un altro registro retrospettivo), previa selezione mediante propensity-matching di una coorte simile per caratteristiche cliniche di base. End-point primario è stato il combinato di eventi cardiovascolari maggiori (MACE: morte, infarto miocardico acuto, rivascolarizzazione del vaso target) al massimo follow up disponibile, mentre i principali end-point secondari sono stati morte, morte cardiovascolare, sindrome coronarica acuta, o fallimento della rivascolarizzazione a livello della lesione target.

Risultati

I pazienti trattati con DCB individuati sono stati 150, che sono stati confrontati con altrettanti pazienti trattati con DES con simili caratteristiche cliniche di base; tuttavia, i pazienti trattati con DCB presentavano più frequentemente una storia di patologia cardiovascolare ed erano trattati con una terapia farmacologica più completa. Inoltre, le lesioni coronariche dei pazienti diabetici erano a carico di vasi con un diametro di riferimento inferiore e con grado di stenosi medio inferiore, e più frequentemente si trattava di restenosi intrastent. Ad un follow up mediano di 545.5 giorni, non c’è stata una differenza significativa tra i 2 gruppi per quanto riguarda l’end-point combinato; tuttavia, nonostante un trend verso la maggior incidenza di fallimento della rivascolarizzazione a livello della lesione target (p=0.06), i pazienti diabetici hanno presentato una minore mortalità per tutte le cause (p=0.03).

Conclusioni

Il presente studio, per quanto limitato da differenze tra i gruppi non completamente neutralizzabili tramite propensity-matching, mostra che l’utilizzo di DCB anziché DES potrebbe comportare una riduzione della mortalità complessiva a distanza, i cui meccanismi sono meritevoli di approfondimento.