Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri

CONGRESS ABSTRACT

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P189

DOAC: QUANDO LE INTERAZIONI FARMACOLOGICHE FANNO LA DIFFERENZA

L. Zerillo, I. Oppo, P. Aveta, R. Rotunno
ASL SALERNO P.O.ROCCADASPIDE, ASL SALERNO P.O.ROCCADASPIDE, ASL SALERNO P.O.ROCCADASPIDE, DEA EBOLI-ROCCADASPIDE-BATTIPAGLIA

Introduzione: Gli anticoagulanti orali diretti (DOAC), come substrati del citocromo P450 e/o della P-glicoproteina (P-gp), sono suscettibili ad interazioni farmaco-farmaco (DDI) sia da parte di induttori che di inibitori. La consapevolezza di questo aspetto è indispensabile nella scelta di un DOAC, per evitare di esporre il paziente ad un aumentato rischio di sanguinamento o cardioembolico. Descrizione: Riportiamo il caso clinico di una donna di 41 anni, con storia di anemia sideropenica e cardiomiopatia ipertrofica primitiva (HCM), che giungeva presso il nostro P.S. per un episodio di fibrillazione atriale ad elevata risposta ventricolare (FC 140 bpm), databile (<48h) ed emodinamicamente ben tollerato. Veniva pertanto sottoposta a cardioversione farmacologica con amiodarone, risultata efficace. Successivamente, veniva sottoposta ad interrogazione del defibrillatore (ICD), di cui la paziente era portatrice in prevenzione primaria, con riscontro di numerosi episodi di FA, della durata anche di diverse ore, paucisintomatici. Alla dimissione veniva quindi consigliata una profilassi antiaritmica con amiodarone e una terapia anticoagulante con edoxaban. Nei successivi due mesi, in concomitanza con il ciclo mestruale, la paziente aveva accesso in P.S. per metrorragie con necessità di emotrasfusione per anemizzazione severa (Hb 6 gr/dl). Gli accertamenti ginecologici sono risultati negativi e veniva riaffidata al Cardiologo per la gestione della terapia. Rivalutata ambulatorialmente, vista l’impossibilità di cambiare farmaco antiaritmico, essendo l’amiodarone la sola molecola consigliata per il controllo del ritmo nei pazienti con questo tipo di cardiomiopatia, e vista la possibile interazione edoxaban-amiodarone (+ 40% di livelli plasmatici di DOAC), si decideva per shift verso altro DOAC: rivaroxaban 20 mg (minore interferenza). Nei successivi dodici mesi la paziente non ha più avuto fenomeni di anemizzazione acuta, i valori di emoglobina si sono mantenuti stabili e all’interrogazione del dispositivo ICD non erano presenti recidive aritmiche.Commento: Abbiamo descritto questo caso per sottolineare come le possibili interazioni farmacocinetiche tra i DOAC e i farmaci antiaritmici siano di fondamentale importanza nella pratica clinica quotidiana, soprattutto quando coesistono cause non reversibili che aumentano il rischio di sanguinamento. In questo caso, lo shift di terapia vs un DOAC con una documentata minore interazione DDI si è rivelata essere risolutiva.