BACKGROUND
Le Fluoropirimidine rappresentano uno dei capisaldi per il trattamento del cancro del colon-retto metastatico. Tuttavia, non è raro il riscontro di cardiotossicità (soprattutto disfunzione ventricolare sinistra e/o aritmie). Il Raltitrexed, farmaco antimetabolita, può costituire una valida alternativa al 5-fluorouracile in pazienti in cui quest’ultimo risulta essere non tollerato o inappropriato.
CASO CLINICO
Proponiamo il caso clinico di una donna di 73 anni, sottoposta ad intervento di emicolectomia sinistra per episodio subocclusivo. In considerazione della evidenza di malattia metastatica all’esordio per multiple secondarietà epatiche, polmonari e peritoneali, viene effettuata l’analisi del profilo molecolare della neoplasia (RAS, BRAF Wild Type e mutazione in eterozigosi DPYD*6) e a gennaio 2020 la paziente ha iniziato CT di I linea con FOLFIRI + Panitumumab. Dopo 15 cicli, alla TC di Gennaio 2021, per progressione di malattia a livello epatico, si è reso necessario cambiare il trattamento ricorrendo a Folfox + Bevacizumab. Completati 5 cicli di trattamento, ad aprile 2021 la paziente ha presentato dispnea e cardiopalmo, con riscontro di fibrillazione atriale con frequenza cardiaca media 73 bpm, conservata funzione sistolica biventricolare ed incremento sierico di BNP e NT-proBNP. In virtù dell’elevato rischio trombo-embolico della paziente si è ritenuto necessario iniziare trattamento anticoagulante e discutere il caso clinico nell’ambito del GOM. Dopo analisi delle interazioni farmacologiche con gli antiblastici, nonché del profilo di rischio emorragico della paziente, si è deciso di preferire i NAO agli antagonisti della Vitamina K, nello specifico Apixaban 2.5 mg b.i.d. Ripristinato il ritmo sinusale, si è, altresì, deliberato di riprendere terapia antitumorale sostituendo 5-FU con Raltitrexed e continuando l’Oxaliplatino, secondo lo schema TOMOX. Dopo circa 2 mesi è stato ripreso anche il Bevacizumab e la paziente, periodicamente sottoposta a valutazioni cardiologiche ed ECG-grafiche ad ogni trattamento, ha continuato la chemioterapia con stabilità clinico-strumentale di malattia.
CONCLUSIONI
Questo caso clinico pone l’attenzione di tutta la comunità cardiologica sulla necessità della costruzione di un team multidisciplinare in cui il cardiologo lavori in stretta collaborazione con l’oncologo per proporre per i pazienti strategie che garantiscano il mantenimento delle terapie antitumorali salvavita limitando tossicità significative.