Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri

CONGRESS ABSTRACT

CONGRESS ABSTRACT

P150

COMPLICANZE ARITMICHE DI UN LINFOMA CARDIACO: QUALE GESTIONE?

D. Di Lisi, G. Gambino, C. Madaudo, D. Giuseppe, G. Buccheri, L. Rossetto, G. Novo
U.O.C CARDIOLOGIA POLICLINICO “P. GIACCONE” PALERMO, U.O.C CARDIOLOGIA POLICLINICO “P. GIACCONE” PALERMO, U.O.C CARDIOLOGIA POLICLINICO “P. GIACCONE” PALERMO, U.O.C CARDIOLOGIA POLICLINICO “P. GIACCONE” PALERMO, U.O.C CARDIOLOGIA POLICLINICO “P. GIACCONE” PALERMO, U.O.C CARDIOLOGIA POLICLINICO “P. GIACCONE” PALERMO, U.O.C CARDIOLOGIA POLICLINICO “P. GIACCONE” PALERMO

Il linfoma cardiaco è un raro tumore primitivo che si manifesta spesso con blocco atrioventricolare (BAV) e turbe del ritmo. Nella pratica clinica, in pazienti con BAV secondario a linfoma cardiaco, spesso si ricorre all'impianto di pacemaker (PM), sebbene si sia visto che in seguito alla chemioterapia la percentuale di stimolazione erogata dal device si riduca. Questo caso illustra la necessità di pacing cardiaco in una paziente con BAV totale e riscontro di una massa atriale destra.Una donna di 71 anni accedeva presso il pronto soccorso per sincope. Si presentava con instabilità emodinamica. All'elettrocardiogramma si evidenziava un BAV completo con ritmo di scappamento giunzionale e si iniziava immediatamente l’infusione di isoprenalina. All’ecocardiogramma: normale funzione ventricolare sinistra e destra, riscontro di una massa polilobata aderente al tetto dell'atrio destro con ispessimento ed infiltrazione del setto interatriale. La risonanza magnetica cardiaca confermava la presenza della massa evidenziando altresì la presenza di infiltrazione a livello della vena cava superiore. Veniva posta diagnosi di linfoma a grandi cellule B dopo esecuzione di biopsia cardiaca. L’infusione di isoprenalina ha permesso di raggiungere la stabilità emodinamica, ottenendo una frequenza cardiaca di circa 60-65 bpm. Considerando il quadro clinico e valutate le difficoltà nel posizionamento del pacemaker, è stato deciso di avviare la chemioterapia, continuando il monitoraggio del ritmo e l’infusione di isoprenalina. Dopo 21 giorni di chemioterapia sono state evidenziate una riduzione della massa, la scomparsa dell'infiltrazione del setto interatriale, un aumento della frequenza cardiaca e il ripristino del ritmo sinusale con BAV di I grado. Dopo 1 mese è stato eseguito un ECG-Holter che ha evidenziato la presenza di ritmo sinusale. Ai successivi controlli cardiologici la massa atriale destra era regredita, la paziente era emodinamicamente stabile ed in ritmo sinusale. Pertanto non si procedeva ad impianto di PM. Concludendo, il BAV in corso di linfoma atriale potrebbe essere reversibile, ed in pazienti clinicamente stabili con linfoma cardiaco responsivo alla chemioterapia, può essere ragionevole ritardare l'impianto di PM. Diversamente, in caso di instabilità emodinamica e ostruzione della vena cava superiore, nei pazienti con linfoma cardiaco potrebbe essere considerato l’impianto di PM leadless come alternativa ai PM transvenosi o epicardici.