Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri

CONGRESS ABSTRACT

CONGRESS ABSTRACT

USO DI IVABRADINA IN TETRALOGIA DI FALLOT E TACHICARDIA GIUNZIONALE ECTOPICA POSTOPERATORIA

Catucci Silvana Bari (Ba) – Ospedale Pediatrico Giovanni Xxiii | Lombardi Maristella Bari (Ba) – Ospedale Pediatrico Giovanni Xxiii | Maiorano Antonella Bari (Ba) – Ospedale Pediatrico Giovanni Xxiii | Pirolo Teodoro Bari (Ba) – Ospedale Pediatrico Giovanni Xxiii | Meliota Giovanni Bari (Ba) – Ospedale Pediatrico Giovanni Xxiii | Massari Elena Bari (Ba) – Ospedale Pediatrico Giovanni Xxiii | Vairo Ugo Bari (Ba) – Ospedale Pediatrico Giovanni Xxiii

Introduzione: L’ivabradina è un farmaco inibitore selettivo della corrente If del sodio; esso agisce a livello del nodo del seno provocando un effetto bradicardizzante senza effetti sull'inotropismo e sulla conduzione atrioventricolare. Il canale If infatti, localizzato nelle cellule pacemaker, si attiva in iperpolarizzazione e consente al potenziale di membrana di diventare via via più positivo fino al raggiungimento del potenziale soglia. Studi precedenti hanno in realtà dimostrato l'utilità di ivabradina non solo per rallentare la frequenza sinusale ma anche in caso di tachicardia atriale e tachicardia giunzionale ectopica. Caso clinico: Il nostro paziente, affetto da tetralogia di Fallot, viene sottoposto all’età di 6 mesi ad intervento chirurgico di correzione con patch transanulare. Durante la degenza in terapia intensiva postoperatoria presenta numerosi episodi di tachicardia giunzionale. Viene intrapresa terapia con amiodarone ev, con discreta risposta; all’ECG si osservano frequenti extrasistoli sopraventricolari isolate e ripetitive (coppie  e triplette). Terminata l’infusione ev si intraprende terapia per os con amiodarone e si associa betabloccante, non ottenendo però un buon controllo del ritmo; inoltre la presenza di episodi numerosi e sostenuti di aritmia ad elevata frequenza si ripercuote sui parametri emodinamici del piccolo. Per la persistenza degli episodi aritmici si intraprende terapia con ivabradina alla dose di 0,05 mg/kg per os 2 volte al giorno. Si osserva ritmo sinusale stabile per cui successivamente si sospende terapia con amiodarone e si continua quella con ivabradina. Non si osservano aritmie né durante la degenza né nel successivo follow up dopo la dimissione, effettuato con Holter ECG seriati. Dopo circa 3 mesi la terapia viene sospesa, in assenza di aritmie ipercinetiche sopraventricolari e ventricolari. Conclusioni: L’ivabradina è un farmaco inibitore selettivo del canale del sodio a livello delle cellule pacemaker; nato come farmaco bradicardizzante per la sua azione sul nodo del seno, è stata dimostrata la sua utilità anche nel trattamento di aritmie sopraventricolari da esaltato automatismo e da rientro atriale. È ipotizzabile quindi la presenza dei canali If anche in foci ectopici, che ne consentirebbe l'utilizzo come vero e proprio farmaco antiaritmico, sfruttando la sua peculiare azione non interferente con l'inotropismo e la conduzione atrio ed intraventricolare.