Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri

CONGRESS ABSTRACT

CONGRESS ABSTRACT

P145

UNA DUPLICE COMPLICANZA CARDIACA PER … UNA CHEMIOTERAPIA DI COMBINAZIONE PER UN TUMORE RENALE

A. Parodi, M. Brunacci, S. Pestelli, M. R. Merello, G. Lupi
ASL 3 GENOVESE, ASL 3 GENOVESE, ASL 3 GENOVESE, ASL3 GENOVESE, ASL 3 GENOVESE

Presentiamo il caso di un paziente di 66 anni affetto da un tumore renale metastatico che si presentò' al pronto soccorso lamentando dispnea.
10 giorni prima dell'evento, il paziente aveva effettuato l'ultima somministrazione di chemioterapia che consisteva nell'associazione di pembrolizumab (un anticorpo monoclonale) e axitinib (inibitore della tirosin Kinasi). I controlli cardiologici effettuati fino a quel momento non avevano mostrato alterazioni a livello cardiaco. In pronto soccorso ECG dimostrava la presenza di un ritmo sinusalecon un blocco completo di branca destra e non erano evidenti segni di ischemia; gli esami ematochimici presentavano un rialzo dei valori della troponina e del BNP. L'ecocardiografia dimostrava una moderata disfunzione ventricolare sinistra. Venne iniziata terapia con diuretici, beta-bloccanti e inibitori del Ras che consentirono una rapida risoluzione dei sintomi. Ad un controllo a cinque giorni di distanza il paziente si presentò asintomatico ma con inversione diffusa delle onde T, un nuovo rialzo della troponina e più sorprendentemente l'eco dimostrò, in presenza di una moderata disfunzione ventricolare sinistra, una formazione mobile a livello dell'apice del ventricolo sinistro. Fu iniziata terapia con eparina non frazionata poiche sulla base delle caratteristiche ecocardiografiche la diagnosi pareva essere quella di trombosi e fu sospesa la chemioterapia. Nei giorni successivi l'eco non rivelÒ alcuna modificazione della neoformazione pertanto in considerazione delle caratteristiche (dimensioni ed elevato grado di mobilità) e della prognosi oncologica superiore ad un anno decidemmo di avviare il paziente alla cardiochirurgia per l'intervento di asportazione. L'analisi istologica della neoformazione confermÒ la natura trombotica. L'ecocardiografia ripetuta a distanza di 15 giorni dall'intervento dimostrò un recupero pressoché completo della frazione di eiezione. A nostra conoscenza gli inibitori delle tirosin kinasi possono determinare disfunzione ventricolare (apoptosi) ma, in genere, non è un evento acuto. Il pembrolizumab ha causato dei casi di miocardite acuta con necessità di interrompere la terapia. Per quanto concerne l'origine della trombosi le cause non sono chiare, potrebbe essere un effetto della disfunzione ventricolare sinistra per la miocardite ma non si può escludere che sia secondaria all'utilizzo di uno o di entrambi i chemioterapici. Presentiamo il caso di un paziente di 66 anni affetto da un tumore renale metastatico che si presentò' al pronto soccorso lamentando dispnea.
10 giorni prima dell'evento, il paziente aveva effettuato l'ultima somministrazione di chemioterapia che consisteva nell'associazione di pembrolizumab (un anticorpo monoclonale) e axitinib (inibitore della tirosin Kinasi). I controlli cardiologici effettuati fino a quel momento non avevano mostrato alterazioni a livello cardiaco. In pronto soccorso ECG dimostrava la presenza di un ritmo sinusalecon un blocco completo di branca destra e non erano evidenti segni di ischemia; gli esami ematochimici presentavano un rialzo dei valori della troponina e del BNP. L'ecocardiografia dimostrava una moderata disfunzione ventricolare sinistra. Venne iniziata terapia con diuretici, beta-bloccanti e inibitori del Ras che consentirono una rapida risoluzione dei sintomi. Ad un controllo a cinque giorni di distanza il paziente si presentò asintomatico ma con inversione diffusa delle onde T, un nuovo rialzo della troponina e più sorprendentemente l'eco dimostrò, in presenza di una moderata disfunzione ventricolare sinistra, una formazione mobile a livello dell'apice del ventricolo sinistro. Fu iniziata terapia con eparina non frazionata poiche sulla base delle caratteristiche ecocardiografiche la diagnosi pareva essere quella di trombosi e fu sospesa la chemioterapia. Nei giorni successivi l'eco non rivelÒ alcuna modificazione della neoformazione pertanto in considerazione delle caratteristiche (dimensioni ed elevato grado di mobilità) e della prognosi oncologica superiore ad un anno decidemmo di avviare il paziente alla cardiochirurgia per l'intervento di asportazione. L'analisi istologica della neoformazione confermÒ la natura trombotica. L'ecocardiografia ripetuta a distanza di 15 giorni dall'intervento dimostrò un recupero pressoché completo della frazione di eiezione. A nostra conoscenza gli inibitori delle tirosin kinasi possono determinare disfunzione ventricolare (apoptosi) ma, in genere, non è un evento acuto. Il pembrolizumab ha causato dei casi di miocardite acuta con necessità di interrompere la terapia. Per quanto concerne l'origine della trombosi le cause non sono chiare, potrebbe essere un effetto della disfunzione ventricolare sinistra per la miocardite ma non si può escludere che sia secondaria all'utilizzo di uno o di entrambi i chemioterapici.