Introduzione: Lo pseudoaneurisma del ventricolo sinistro è una rara complicanza dell’infarto miocardico, la cui storia naturale rimane non chiaramente definita. L’imaging non invasivo ha migliorato le capacità di detezione e diagnosi differenziale con l’aneurisma. Presentiamo un caso di un ampio pseudoaneurisma ventricolare sinistro post-infartuale, trattato in maniera conservativa. Caso clinico: Una donna di 81 anni, afferiva al PS per dispnea e dolore all’emitorace destro ed epigastrico. In anamnesi: sindrome coronarica cronica, già sottoposta a BPAC; recente STEMI inferiore complicato da BAV completo, con tentativo inefficace di riperfusione di Cdx e impianto di PMK bicamerale; FA parossistica in profilassi antitrombotica con DOAC. L’ECG mostrava tachicardia sinusale, FC 114 bpm, complessi ventricolari elettroindotti. Obiettivamente si rilevavano fini crepitazioni bibasilari. L’RX torace mostrava congestione polmonare. L’esame ecocardiografico rilevava: ventricolo sinistro con rimodellamento eccentrico e severa depressione della funzione contrattile (FE 35%), grossolana neocamera in comunicazione con il segmento basale della parete inferiore (D: 6.4 cm x 4.9 cm). Lo stretto colletto, con rapporto < 0.5 tra diametro orifizio di ingresso/diametro neocamera, deponeva per pseudoaneurisma. Veniva posta diagnosi presuntiva di SCA-NSTEMI (picco usTnT: 344 pg/mL, VN: 0-15 pg/mL) compliacata da scompenso cardiaco. Mediante terapia diuretica si otteneva progressivo miglioramento del compenso. Per definizione diagnostica, si effettuava TC torace cardio-sincronizzata con MdC. L’esame confermava la voluminosa neocamera di natura pseudoaneurismatica in corrispondenza dei segmenti medio-basali della parete inferiore ed inferosettale, con pareti assottigliate ed effetto massa sulla vena cardiaca magna ed evidenziava la pervietà dei bypass. Il graft venoso per RMO risultava distante 5 mm dalla superficie sternale posteriore. Discusso collegialmente il caso in Heart Team, per l’elevato rischio operatorio, si scartava l’opzione chirurgica e si decideva per terapia conservativa. Si titolava betabloccante, si introduceva ranolazina, si implementava la terapia anti-scompenso, introducendo ARNI. La paziente è stata dimessa a domicilio, è in follow-up presso l’ambulatorio per scompenso cardiaco. A un mese dalla dimissione presenta classe funzionale NYHA II ed è asintomatica per angor. Le dimensioni pseudoaneurismatiche sono invariate al controllo ecocardiografico.