Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri

CONGRESS ABSTRACT

CONGRESS ABSTRACT

P118

IL RUOLO DELL'ACT POLMONARE NEL PAZIENTE COVID

A. Bava, D. Zema, C. Zito, F. A. Benedetto
GRANDE OSPEDALE METROPOLITANO “BIANCHI MELACRINO MORELLI” , GRANDE OSPEDALE METROPOLITANO “BIANCHI MELACRINO MORELLI” , GRANDE OSPEDALE METROPOLITANO “BIANCHI MELACRINO MORELLI” , GRANDE OSPEDALE METROPOLITANO “BIANCHI MELACRINO MORELLI”

Già dai primi dati di letteratura è emerso che i cardiopatici hanno un aumentato rischio di contrarre l'infezione da Sars-CoV-2 e un decorso clinico peggiore. Da marzo a maggio 2020 sono stati arruolati 85 pazienti affetti da COVID-19, ricoverati presso l'Ospedale di Reggio Calabria. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a esame clinico, TC torace, ECG e dosaggio dei markers di danno cardiovascolare e di flogosi. 31 pazienti sono stati sottoposti a ecocardiogramma, correlando i dati ricavati ai parametri ECG, TC, clinici e bioumorali. Lo scopo dello studio è stato valutare l’impatto prognostico di un coinvolgimento cardiovascolare nella COVID-19, indagando sull’effetto dei fattori di rischio, dei livelli dei markers di danno cardiovascolare e delle alterazioni ECG ed ecocardiografiche di nuova comparsa su un endpoint primario composito costituito dalla combinazione di exitus e necessità di cure intensive. Abbiamo poi analizzato la correlazione reciproca di ciascuno dei parametri e ricercato la presenza di segni ETT di sovraccarico delle sezioni destre della patologia polmonare. Tra i pazienti con prognosi peggiore, l’81,2% era iperteso, il 12,5% diabetico, il 25% dislipidemico. Dal confronto tra le due sottopopolazioni analizzate è emerso che i pazienti a prognosi più infausta erano ipertesi (p 0,02). Intervalli QTc più lunghi erano associati a livelli maggiori di PCR (p <0,0001) e PCT (p 0,005). Tutti i markers di danno cardiovascolare avevano valori più elevati nei pazienti più critici e uguale comportamento hanno mostrato gli indici di flogosi. I pazienti a prognosi peggiore avevano valori di AcT polmonare significativamente più ridotti (p 0,002), correlati a livelli più elevati di D-dimero (p 0,01) e degenze più complicate (p 0,02). Non sono emerse differenze significative tra i valori di PAPs, dimensioni del ventricolo destro, TAPSE e diametro del tronco polmonare nelle due sottopopolazioni. Diametri maggiori del ventricolo destro si associavano a tronchi polmonari più dilatati (p 0,009) e livelli più elevati di IL-6 (p 0,004). Il dato più interessante del nostro studio è il comportamento dell’AcT polmonare: AcT più brevi si associavano a livelli maggiori di D-dimero, espressione di burden trombotico polmonare, e prognosi più infausta, con PAPs tendenzialmente normali. L'analisi di questo parametro, di facile calcolo, può quindi rivestire un ruolo cruciale nel follow-up dei pazienti COVID-19.