Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri

CONGRESS ABSTRACT

CONGRESS ABSTRACT

Determinanti genetici e non della variabilità clinica in un caso familiare di cardiomiopatia ipertrofica con mutazione patogena eterozigote MYPBC3

Moscardelli Silvia Milano (Milano) – Asst-Santi Paolo Carlo | Santangelo Gloria Milano (Milano) – Asst-Santi Paolo Carlo | Rusconi Daniela Milano (Milano) – Asst-Santi Paolo Carlo | Bursi Francesca Milano (Milano) – Asst-Santi Paolo Carlo | Micaglio Emanuele Milano (Milano) – Irccs Policlinico San Donato | Guazzi Marco Milano (Milano) – Università Degli Studi Di Milano

Tra le principali cause di cardiomiopatia ipertrofica (HCM) ci sono le mutazioni nel gene MYBPC3,che codifica per la proteina C legante la miosina C (cMyBP-C).Le mutazioni troncanti sono riconosciute come causative in molti pazienti HCM e recentemente,anche quelle missenso sembrano essere clinicamente correlate alla malattia, come la mutazione E258K.Questa è una delle più diffuse in MYBPC3,con prevalenza del 15% negli italiani.Riportiamo un caso familiare con padre e figlio affetti da HCM in cui,grazie al sequenziamento di nuova generazione è stata identificata questa mutazione.Il padre ha diagnosi di HCM con presentazione tardiva,dopo vari episodi di fibrillazione atriale e dopo un infarto del miocardio.Al figlio,sportivo,è stata invece diagnosticata una presentazione molto precoce e severa di HCM in assenza di segni clinici evidenti.La stessa mutazione E258K è stata trovata anche nel figlio del probando,in assenza di segni clinici di HCM.Per giustificare la diversità dei fenotipi dei portatori,l'analisi molecolare è stata estesa oltre le varianti rare identificando una sostituzione comune nel gene DES,che,agendo come modificatore sfavorevole,potrebbe in parte spiegare la diversa presentazione clinica di HCM.Probabilmente anche l’intensa attività fisica svolta dal probando ha contribuito all’aggravamento del fenotipo:il padre,asintomatico fino all'età di 70 anni e con ipertrofia di grado inferiore al figlio,potrebbe aver beneficiato della limitazione dell'attività fisica intensa e della mancanza dell'effetto modulatore del polimorfismo DES.Ad oggi nella pratica clinica il ruolo dell'esercizio fisico è ampiamente dibattuto:da una parte il coinvolgimento cronico in un intenso allenamento fisico potrebbe peggiorare ipertrofia,fibrosi e scatenare aritmie,dall’altra parte però,uno stile di vita sedentario predispone all'obesità e ad altri fattori di rischio cardiovascolare che portano il paziente a malattie con prognosi peggiore rispetto alla HCM stessa.Al giorno d'oggi il 70% dei pazienti con HCM è sovrappeso,e più del 50% è sotto la soglia minima di esercizio raccomandata e in aggiunta,ci sono prove crescenti che sport agonistici sono sicuri e potrebbero avere benefici effetti in pazienti HCM asintomatici a basso rischio.Questo caso suggerisce che il processo decisionale deve includere sia la caratterizzazione genotipica e fenotipica del paziente,che la patogenicità della mutazione causativa e la presenza di modificatori genetici