Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri

CONGRESS ABSTRACT

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C68

FREQUENZA CARDIACA A RIPOSO E RIGIDITÀ ARTERIOSA: STUDIO LONGITUDINALE PROSPETTICO IN UNA POPOLAZIONE DI PAZIENTI IPERTESI

A. Maloberti, S. Fumagalli, I. Garofani, S. Ghidini, G. Ruzzenenti, M. Bombelli, C. Giannattasio, S. Fabbri

Obiettivo: Il ruolo della frequenza cardiaca a riposo nella progressione della rigidità arteriosa non è ancora stato sufficientemente valutato. Lo scopo di questo studio è quello di indagare la relazione tra frequenza cardiaca a riposo e rigidità arteriosa basale (stimata tramite cfPWV), nonché la sua progressione, in una popolazione di pazienti ipertesi in un periodo di follow-up di 3.7 anni.

Metodi: Sono stati arruolati 572 pazienti ipertesi di età compresa tra 18 e 80 anni, seguiti dal Centro Ipertensione dell’Ospedale San Gerardo (Monza, Italia). I dati anamnestici, clinici e di laboratorio, pressione arteriosa e cfPWV (Complior) sono stati valutati al basale e dopo un periodo di follow-up mediano di 3.7 ± 0.5 anni.

Risultati: Al basale l’età media era di 53.9 ± 12.7 anni, PAS e PAD erano pari a 141.2 ± 17.8 e 86.5 ± 10.5 mmHg, rispettivamente. FC era pari a 65.6 ± 10.9 bpm e PWV pari a 8.6 ± 2.0 m/s. Nonostante un incremento nei valori pressori (da 141.2/86.5 a 132.6/79.2 mmHg, p < 0.001), durante il follow-up il valore di PWV è aumentato (ΔPWV 0.5 ± 2.2 m/s). Nei pazienti con un valore maggiore di ΔFC (maggiore del valore mediano di 9 bpm), ΔPWV era significativamente più elevato (0.82 ± 2.22 vs. 0.27 ± 2.25 m/s, p = 0.003). All’analisi multivariata, FC è risultata essere sia tra i determinanti della PWV basale che della sua progressione (β = 0.031; p < 0.001). Inoltre, ΔFC è un determinante significativo di ΔPWV (β = 0.019; p = 0.017).

Conclusioni: Nei pazienti ipertesi c’è una chiara relazione tra la frequenza cardiaca a riposo basale e la PWV basale, così come tra l’incremento di frequenza cardiaca e l’incremento di PWV durante il periodo di follow-up. Oltre a età e pressione arteriosa, la frequenza cardiaca a riposo deve essere considerata un determinante indipendente della rigidità arteriosa. Questo rappresenta un possibile meccanismo attraverso cui la frequenza cardiaca incrementa il rischio CV.