Introduzione: La valutazione della prognosi a lungo termine nei pazienti con miocardite rimane una sfida per il cardiologo clinico. Obiettivi: Lo scopo di questo studio è stato analizzare gli outcomes di pazienti affetti da miocardite acuta, attraverso l’integrazione multiparametrica di dati clinici, laboratoristici, elettrocardiografici e dell’imaging non invasivo (ecocardiografia e risonanza magnetica). Materiali e Metodi: studio retrospettivo condotto arruolando 127 pazienti con miocardite acuta in un periodo compreso da luglio 2011 a maggio 2021 in tre diversi centri. E’ stata valutata la presenza e l’estensione di edema e delayed enhancement (DE) alla RMN, il GLS all'ecocardiogramma. I pazienti sono stati classificati in pazienti a rischio alto, intermedio e basso secondo la classificazione del gruppo di Trieste. È stata valutata l’incidenza di eventi avversi durante il follow-up (durata media di 3 anni) nei tre diversi gruppi. Risultati: 17 pazienti sono stati classificati ad alto rischio, 71 a rischio intermedio, 39 a rischio basso. I pazienti ad alto rischio presentavano una maggiore frequenza di eventi avversi (66.7%) rispetto al rischio intermedio (14%) e basso (16%) p<0,0001. Al basale la FE era pari a 34,02±12,98% per i pazienti ad alto rischio vs 59,24±3,82% rischio basso vs 58,41±5,21% rischio intermedio (p< 0,0001). Il GLS medio era pari a -16±4,43 per i pazienti ad alto rischio vs -19±2,37 rischio basso vs -18±2,06 rischio intermedio (p=0,0271). 7 pazienti (78%) con rischio alto, 28 pazienti (72%) con rischio basso e 53 pazienti (75%) con rischio intermedio presentavano edema alla RMN basale (p 0,0249). 9 pazienti (90%) con rischio alto, 33 pazienti (85%) con rischio basso e 69 pazienti (97%) con rischio intermedio presentavano DE alla RMN basale (p < 0,0001). Nei pazienti a rischio intermedio è stato osservato un’associazione tra il numero di segmenti interessati da DE alla RMN basale e l’insorgenza di eventi (p=0,013). Il numero di segmenti coinvolti da DE che, con la migliore sensibilità e specificità, identificava i soggetti con maggiore probabilità di sviluppare eventi era pari a 2,5 (AUC 0,5; IC (0,4167–0,7536); p=0,2398). La somma dei segmenti coinvolti da DE alla RMN basale è statisticamente correlata ad un GLS medio ridotto (p=0,009). Conclusioni: Nei pazienti a rischio intermedio l’estensione del DE basale è risultato il maggiore predittore di eventi al follow up. DE e GLS aiutano nella stratificazione del rischio.