Introduzione: I benefici clinici a lungo termine della rivascolarizzazione miocardica in una coorte contemporanea di pazienti con infarto miocardico acuto (IMA) non sono chiari. Abbiamo voluto confrontare i tassi di mortalità globale a 8 anni dei pazienti ricoverati negli ospedali italiani per un primo IMA gestito con o senza rivascolarizzazione miocardica durante l'evento indice.
Metodi: Questo è uno studio di coorte retrospettivo nazionale che ha arruolato pazienti ricoverati per un primo IMA nel 2012 in tutti gli ospedali italiani. L'esito di interesse è stato la mortalità per tutte le cause a 8 anni. Il tempo agli eventi è stato analizzato utilizzando un modello di regressione multivariata di Cox.
Risultati: Un totale di 97.271 pazienti con IMA sono stati ricoverati in un ospedale italiano nel 2012. I pazienti con un precedente IMA o rivascolarizzazione miocardica (n=27.350) sono stati esclusi da questo studio. Tra i restanti 69.921 IMA, il 56,6% è stato sottoposto a un intervento coronarico percutaneo (PCI) o a un innesto di by-pass coronarico (CABG) durante il ricovero indice. La sopravvivenza grezza a 8 anni è stata dello 0,76% per i pazienti trattati con PCI o CABG nel ricovero indice e dello 0,34% per i pazienti gestiti con un approccio conservativo (Figura 1). Considerando le differenze nei fattori di rischio, l'approccio invasivo ha mostrato un rischio significativamente inferiore di mortalità a lungo termine rispetto alla gestione conservativa (hazard ratio=0,55; intervalli di confidenza al 95% 0,53-0,56) (Figura 2).
Conclusioni: In una coorte nazionale contemporanea di pazienti con un primo episodio di IMA, coloro che sono stati sottoposti a una rivascolarizzazione miocardica durante l'evento indice ha presentato una riduzione del rischio relativo aggiustato del 45% nella mortalità complessiva a 8 anni di follow-up rispetto a quelli trattati con la sola terapia medica.