INTRODUZIONE: La vasculopatia cardiaca da allotrapianto (CAV) è una delle principali cause di disfunzione e perdita a lungo termine dell’organo, dopo trapianto di cuore. L’identificazione precoce della CAV rappresenta un marcatore di malattia aggressiva con esito clinico infausto. Nonostante i progressi delle strategie di imaging, lo standard per la valutazione della CAV rimane ancora l'angiografia coronarica. Il dd-cfDNA è stato recentemente introdotto come nuovo biomarcatore di danno da rigetto, nei trapianti di organi solidi. Un aumento del dd-cfDNA potrebbe riflettere un precoce sviluppo della CAV o una progressione della stessa, in uno stadio subclinico. Per questo, il dd-cfDNA potrebbe essere utile per un monitoraggio non invasivo. Data l'importanza dei biomarcatori circolanti e la mancanza di evidenze nel rigetto cronico, abbiamo deciso di valutare il potenziale del dd-cfDNA, in combinazione con altre molecole, nel predire la CAV e le complicanze derivanti dal rigetto cronico. MATERIALI E METODI: 31 campioni di sangue di pazienti sottoposti a trapianto cardiaco presso la Cardiochirurgia di ASUFC, sono stati analizzati mediante NGS (Alloseq_Caredx). Il sequenziamento è stato eseguito su Illumina Miseq. Troponina T (hs-TnT), e NT-proBNP sono stati misurati mediante analizzatori automatizzati.L’analisi statistica è stata eseguita con il software STATA. RISULTATI: In questo studio, i riceventi sono stati divisi in 2 gruppi: 16 pazienti che avevano una nota CAV, mentre 15 senza evidenze della stessa. Tra i pazienti con CAV e i quelli senza è emersa una differenza significativa nella frazione dd-cfDNA (p=0,03), con valori medi rispettivamente di 0.41±0.41% e 0.12±0.06%. Le concentrazioni di NT-proBNP (p=0,08) e di hs-TnT (p=0,31) non sono risultate significativamente diverse, ma è stata trovata una correlazione tra i vari biomarcatori. È emersa anche l’associazione tra dd-cfDNA e NT-proBNP (r=0,4155; p=0,08). CONCLUSIONI: Con questo studio, abbiamo dimostrato la possibilità di valutare il dd-cfDNA in pazienti trapiantati di cuore e la sua potenzialr associazione con lo sviluppo della CAV. Saranno necessarie ulteriori indagini per esplorare la correlazione tra i livelli di dd-cfDNA e degli altri biomarcatori circolanti con la progressione e le complicanze dovute alla CAV. La definizione di sottogruppi "omogenei" di pazienti, selezionati sulla base di uno “score di rischio", consentirà di gestirne al meglio il follow up e di migliorarne la prognosi.