Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri

CONGRESS ABSTRACT

CONGRESS ABSTRACT

C53

VALUTAZIONE DEL RUOLO DEL DD-CFDNA IN COMBINAZIONE CON ALTRI BIOMARCATORI CIRCOLANTI NELLO SVILUPPO DELLA CAV IN PAZIENTI TRAPIANTATI DI CUORE

M. Bulfoni, A. Dralov, V. Ferrara, B. Marcon, F. D’Aurizio, C. Nalli, C. Di Nora, S. Sponga, A. P. Beltrami, U. Livi, F. Curcio
AOU SANTA MARIA DELLA MISERICORDIA AOU SANTA MARIA DELLA MISERICORDIA , AOU SANTA MARIA DELLA MISERICORDIA

INTRODUZIONE: La vasculopatia cardiaca da allotrapianto (CAV) è una delle principali cause di disfunzione e perdita a lungo termine dell’organo, dopo trapianto di cuore. L’identificazione precoce della CAV rappresenta un marcatore di malattia aggressiva con esito clinico infausto. Nonostante i progressi delle strategie di imaging, lo standard per la valutazione della CAV rimane ancora l'angiografia coronarica. Il dd-cfDNA è stato recentemente introdotto come nuovo biomarcatore di danno da rigetto, nei trapianti di organi solidi. Un aumento del dd-cfDNA potrebbe riflettere un precoce sviluppo della CAV o una progressione della stessa, in uno stadio subclinico. Per questo, il dd-cfDNA potrebbe essere utile per un monitoraggio non invasivo. Data l'importanza dei biomarcatori circolanti e la mancanza di evidenze nel rigetto cronico, abbiamo deciso di valutare il potenziale del dd-cfDNA, in combinazione con altre molecole, nel predire la CAV e le complicanze derivanti dal rigetto cronico. MATERIALI E METODI: 31 campioni di sangue di pazienti sottoposti a trapianto cardiaco presso la Cardiochirurgia di ASUFC, sono stati analizzati mediante NGS (Alloseq_Caredx). Il sequenziamento è stato eseguito su Illumina Miseq. Troponina T (hs-TnT), e NT-proBNP sono stati misurati mediante analizzatori automatizzati.L’analisi statistica è stata eseguita con il software STATA. RISULTATI: In questo studio, i riceventi sono stati divisi in 2 gruppi: 16 pazienti che avevano una nota CAV, mentre 15 senza evidenze della stessa. Tra i pazienti con CAV e i quelli senza è emersa una differenza significativa nella frazione dd-cfDNA (p=0,03), con valori medi rispettivamente di 0.41±0.41% e 0.12±0.06%. Le concentrazioni di NT-proBNP (p=0,08) e di hs-TnT (p=0,31) non sono risultate significativamente diverse, ma è stata trovata una correlazione tra i vari biomarcatori. È emersa anche l’associazione tra dd-cfDNA e NT-proBNP (r=0,4155; p=0,08). CONCLUSIONI: Con questo studio, abbiamo dimostrato la possibilità di valutare il dd-cfDNA in pazienti trapiantati di cuore e la sua potenzialr associazione con lo sviluppo della CAV. Saranno necessarie ulteriori indagini per esplorare la correlazione tra i livelli di dd-cfDNA e degli altri biomarcatori circolanti con la progressione e le complicanze dovute alla CAV. La definizione di sottogruppi "omogenei" di pazienti, selezionati sulla base di uno “score di rischio", consentirà di gestirne al meglio il follow up e di migliorarne la prognosi.