L'aneurisma gigante dell'arteria coronaria è una malattia rara, trattata con intervento chirurgico o embolizzazione percutanea. Un aneurisma trombizzato può causare compressione estrinseca sulle camere cardiache, con potenziali effetti emodinamici e con problemi se necessario impiantare un device cardiaco. Presentiamo un paziente di 85aa, con nel 1995 un infarto miocardico e duplice bypass coronarico. Nel 2013 ricovero per scompenso cardiaco e insufficienza mitralica grave, con indicazione cardiochirurgica. La coronarografia preoperatoria ha rivelato un aneurisma gigante della coronaria destra (65x75mm). L'aneurisma era parzialmente trombizzato e a stretto contatto con la parete sternale posteriore; si è deciso di trattarlo mediante embolizzazione al fine di evitare danni durante le fasi iniziali della cardiochirurgia (sternotomia e isolamento del pericardio). Successivamente è stata eseguita, senza complicazioni, la sostituzione della valvola mitrale con una bioprotesi. Nel 2019 una TAC torace, a paziente asintomatico, mostrava un ingrossamento dell'aneurisma coronarico (85x90mm), completamente trombizzato, comprimente l'atrio destro, per cui si è scelto un approccio conservativo. Il paziente è stato ricoverato nel maggio 2021 in seguito a 3 sincopi, con trauma cranico. L'ECG mostra ritmo sinusale con blocco AV di primo grado e BBS. La TC torace ha confermato l'aneurisma, invariato rispetto al 2019 (Fig 1). L'ecocardiografia transtoracica e transesofagea ha confermato la compressione della massa sull'atrio destro, ridotto a una cavità molto piccola (Fig 2). Un eco-stress dobutamina, eseguito per valutare un possibile effetto emodinamico della compressione atriale, non ha mostrato modifiche nel riempimento ventricolare diastolico, aritmie, cali pressori o sintomi significativi. Sulla base di queste valutazioni, delle sincopi e alterazioni ECG, abbiamo impiantato un pacemaker ventricolare VVIR. La procedura è stata ostacolata dalla difficoltà di far passare l'elettrocatetere attraverso l'atrio destro compresso per raggiungere il piano tricuspidale e quindi il ventricolo destro; solo dopo numerosi tentativi, e con l'ausilio della simultanea guida ecocardiografica e fluoroscopica, è stato possibile portare a termine la procedura senza complicazioni (Fig 3). Questo caso dimostra l'utilità dell'ecocardiogramma, in particolari contesti, nelle procedure di elettrostimolazione cardiaca.