Le Antracicline rappresentano l’agente chemioterapico più efficace nel trattamento del linfoma non Hodgkin (LNH), nonostante il loro utilizzo sia limitato a causa del rischio di tossicità cardiaca. Questa si realizza principalmente in pazienti anziani, in coloro che presentano storia di malattia cardiovascolare e/o multipli fattori di rischio concomitanti. La doxorubicina liposomiale ha dimostrato ridurre tale tossicità.
Lo scopo di questo studio retrospettivo è investigare, in termini di tasso di risposta ematologica e di eventi cardiovascolari, l’uso della doxorubicina liposomiale non peghilata in pazienti ad alto rischio.
In un singolo centro (San Camillo Forlanini di Roma) sono stati consecutivamente raccolti tra Gennaio 2020 e Dicembre 2021, 15 pazienti sottoposti a regime R-COMP (Rituximab, Prednisone, Ciclofosfamide, Vincristina, Doxorubicina liposomiale Myocettm).
L'età media dei pazienti era di 73,9 anni ed il 60% era di sesso maschile. La frazione di eiezione ventricolare sinistra basale risultava del 55,9%; quattro pazienti avevano FE basale <50%, di cui due con significativa riduzione della stessa. L’86,7% dei pazienti era iperteso, il 40% diabetico, il 46,7% dislipidemico ed il 20% con familiarità per malattia cardiovascolare. Di questi, il 46,7% aveva almeno due fattori di rischio concomitanti e il 20% almeno tre. Il 20% dei casi presentava storia di cardiopatia ischemica, il 13,3% pregressa esposizione ad antracicline ed il 20% a radioterapia mediastinica. Il 26,7% presentava valvulopatia aortica medio-grave o grave. Secondo la valutazione congiunta Cardio-Oncologica, il 100% dei pazienti non avrebbero avuto accesso alla doxorubicina convenzionale per le ragioni precedentemente riportate. Più dell’85% dei casi già assumeva terapia cardioattiva alla valutazione Cardio-Oncologica basale ed il 66,7% ha necessitato titolazione o modifica della stessa nel corso del trattamento. Tutta la popolazione ha ottenuto remissione ematologica completa ed è riuscito a terminare il trattamento. La FEVS al termine dello stesso è risultata pari al 55,8% (p=0,814).
I nostri risultati supportano l'efficacia e la sicurezza di R-COMP in una popolazione a rischio elevato di eventi cardiaci, altrimenti esclusa da una terapia contenente antraciclinici. La doxorubicina liposomiale riduce l’accumulo nei cardiomiociti e pertanto la tossicità a carico degli stessi, garantendo il miglior trattamento possibile alla maggior parte della popolazione onco-ematologica.Le Antracicline rappresentano l’agente chemioterapico più efficace nel trattamento del linfoma non Hodgkin (LNH), nonostante il loro utilizzo sia limitato a causa del rischio di tossicità cardiaca. Questa si realizza principalmente in pazienti anziani, in coloro che presentano storia di malattia cardiovascolare e/o multipli fattori di rischio concomitanti. La doxorubicina liposomiale ha dimostrato ridurre tale tossicità.
Lo scopo di questo studio retrospettivo è investigare, in termini di tasso di risposta ematologica e di eventi cardiovascolari, l’uso della doxorubicina liposomiale non peghilata in pazienti ad alto rischio.
In un singolo centro (San Camillo Forlanini di Roma) sono stati consecutivamente raccolti tra Gennaio 2020 e Dicembre 2021, 15 pazienti sottoposti a regime R-COMP (Rituximab, Prednisone, Ciclofosfamide, Vincristina, Doxorubicina liposomiale Myocettm).
L'età media dei pazienti era di 73,9 anni ed il 60% era di sesso maschile. La frazione di eiezione ventricolare sinistra basale risultava del 55,9%; quattro pazienti avevano FE basale <50%, di cui due con significativa riduzione della stessa. L’86,7% dei pazienti era iperteso, il 40% diabetico, il 46,7% dislipidemico ed il 20% con familiarità per malattia cardiovascolare. Di questi, il 46,7% aveva almeno due fattori di rischio concomitanti e il 20% almeno tre. Il 20% dei casi presentava storia di cardiopatia ischemica, il 13,3% pregressa esposizione ad antracicline ed il 20% a radioterapia mediastinica. Il 26,7% presentava valvulopatia aortica medio-grave o grave. Secondo la valutazione congiunta Cardio-Oncologica, il 100% dei pazienti non avrebbero avuto accesso alla doxorubicina convenzionale per le ragioni precedentemente riportate. Più dell’85% dei casi già assumeva terapia cardioattiva alla valutazione Cardio-Oncologica basale ed il 66,7% ha necessitato titolazione o modifica della stessa nel corso del trattamento. Tutta la popolazione ha ottenuto remissione ematologica completa ed è riuscito a terminare il trattamento. La FEVS al termine dello stesso è risultata pari al 55,8% (p=0,814).
I nostri risultati supportano l'efficacia e la sicurezza di R-COMP in una popolazione a rischio elevato di eventi cardiaci, altrimenti esclusa da una terapia contenente antraciclinici. La doxorubicina liposomiale riduce l’accumulo nei cardiomiociti e pertanto la tossicità a carico degli stessi, garantendo il miglior trattamento possibile alla maggior parte della popolazione onco-ematologica.