A una donna di 41 anni, senza fattori di rischio cardiologico, viene diagnosticato carcinoma mammario (pT2N1aMx,G3,ER:70%,PgR:30%,HER-2/NEU:2+,Ki67:60%), trattato (2010) in adiuvante con antracicline, taxani e ormonoterapia. Sviluppa (2012) metastasi ossee trattate con radioterapia e epatiche trattate (2016) con infusione sistemica endovenosa (ISE) di bevacizumab e taxani. Per severa progressione di malattia a livello epatico, esegue (2017) chemioembolizzazione (CE). Inizia INFUSIONE INTRA-ARTERIOSA EPATICA DI CHEMIOTERAPICI (IIAEC) con 5-fluorouracile e concomitante ISE di chemioterapici (CT) con taxani e bevacizumab. Presenta (2020) trombosi arteriosa epatica catetere-correlata (TAECC) recidivante con varie terapie (urokinasi, clopidogrel, enoxaparina), nonostante profilassi primaria con aspirina/clopidogrel. Si sospende IIAEC e si esegue ISE di taxani e trastuzumab. Si verifica (2021) trombosi venosa giugulare interna (TVGI), trattata per 8 mesi con eparina a basso peso molecolare (EBPM): prima enoxaparina 100 UI/kg x 2/die e dopo, per inefficacia e su specifica richiesta della paziente per una terapia più maneggevole, con parnaparina 6400 UI/die. Dopo 8 mesi la paziente rifiuta ulteriori terapie anticoagulanti iniettive ed opta per una terapia orale. L’EBPM viene sostituita da un anticoagulante orale diretto (DOAC), edoxaban 30 mg/die (peso: 43 kg). Dopo 3 mesi di terapia con edoxaban, un ecocolordoppler vascolare mostra regressione quasi completa della TVGI in assenza di eventi avversi (emorragie o interazioni con CT). Al contrario, la TAC di controllo a 3 mesi mostra persistenza di TAECC, nonostante terapia con edoxaban.
Conclusioni: il tromboembolismo è la seconda causa di morte nel cancro. Gli eventi tromboembolici venosi sono prevalenti rispetto a quelli arteriosi, sottesi entrambi dalla spiccata ipercoagulabilità nella malignità e, talvolta, si verificano in contemporanea. In questo caso, una giovane donna con carcinoma mammario metastatico trattato con CE e IIAEC sviluppa, infatti, sia TVGI sia TAECC. Per inefficacia e per la preferenza esposta dalla paziente, abbiamo deciso di sostituire l’EBPM con edoxaban. La trombosi arteriosa epatica persiste, mentre edoxaban risulta efficace nella regressione della trombosi venosa profonda. Il messaggio conclusivo di questo caso è che i DOACs sono una terapia anticoagulante efficace, sicura e pratica per la trombosi venosa, ma non arteriosa, cancro correlata.A una donna di 41 anni, senza fattori di rischio cardiologico, viene diagnosticato carcinoma mammario (pT2N1aMx,G3,ER:70%,PgR:30%,HER-2/NEU:2+,Ki67:60%), trattato (2010) in adiuvante con antracicline, taxani e ormonoterapia. Sviluppa (2012) metastasi ossee trattate con radioterapia e epatiche trattate (2016) con infusione sistemica endovenosa (ISE) di bevacizumab e taxani. Per severa progressione di malattia a livello epatico, esegue (2017) chemioembolizzazione (CE). Inizia INFUSIONE INTRA-ARTERIOSA EPATICA DI CHEMIOTERAPICI (IIAEC) con 5-fluorouracile e concomitante ISE di chemioterapici (CT) con taxani e bevacizumab. Presenta (2020) trombosi arteriosa epatica catetere-correlata (TAECC) recidivante con varie terapie (urokinasi, clopidogrel, enoxaparina), nonostante profilassi primaria con aspirina/clopidogrel. Si sospende IIAEC e si esegue ISE di taxani e trastuzumab. Si verifica (2021) trombosi venosa giugulare interna (TVGI), trattata per 8 mesi con eparina a basso peso molecolare (EBPM): prima enoxaparina 100 UI/kg x 2/die e dopo, per inefficacia e su specifica richiesta della paziente per una terapia più maneggevole, con parnaparina 6400 UI/die. Dopo 8 mesi la paziente rifiuta ulteriori terapie anticoagulanti iniettive ed opta per una terapia orale. L’EBPM viene sostituita da un anticoagulante orale diretto (DOAC), edoxaban 30 mg/die (peso: 43 kg). Dopo 3 mesi di terapia con edoxaban, un ecocolordoppler vascolare mostra regressione quasi completa della TVGI in assenza di eventi avversi (emorragie o interazioni con CT). Al contrario, la TAC di controllo a 3 mesi mostra persistenza di TAECC, nonostante terapia con edoxaban.
Conclusioni: il tromboembolismo è la seconda causa di morte nel cancro. Gli eventi tromboembolici venosi sono prevalenti rispetto a quelli arteriosi, sottesi entrambi dalla spiccata ipercoagulabilità nella malignità e, talvolta, si verificano in contemporanea. In questo caso, una giovane donna con carcinoma mammario metastatico trattato con CE e IIAEC sviluppa, infatti, sia TVGI sia TAECC. Per inefficacia e per la preferenza esposta dalla paziente, abbiamo deciso di sostituire l’EBPM con edoxaban. La trombosi arteriosa epatica persiste, mentre edoxaban risulta efficace nella regressione della trombosi venosa profonda. Il messaggio conclusivo di questo caso è che i DOACs sono una terapia anticoagulante efficace, sicura e pratica per la trombosi venosa, ma non arteriosa, cancro correlata.